Il prossimo 13 luglio, il Narodni dom, lo stabile simolo della presenza slovena e croata a Trieste, incendiato nel 1920, in quella che viene spesso indicata come l'inizio delle violenza fascista, verrà restituito alla comunità slovena alla presenza dei presidenti di Slovenia ed Italia. Sergio Mattarella e Borut Pahor, dopo che erano uscite una serie di indiscrezioni, hanno confermato che nell'occasione si recheranno anche a Basovizza dove si trovano due monumenti simbolo delle sofferenze degli sloveni e degli italiani nel Novecento. Il primo è dedicato a quattro patrioti antifascisti sloveni fucilati, nel 1930, dopo una sentenza del tribunale speciale; il secondo è dedicato alle vittime delle foibe, ovvero di quelli episodi di giustizia sommaria messi in atto dalle truppe di Tito. I monumenti sono entrambi celebrati, ma anche contestati dall'una e dall'altra parte del confine. L'omaggio dei due presidenti a quei monumenti è stato accolto con qualche muguno.
In Slovenia, intanto, anche qualche polemica da parte delle forze politiche per la visita di Pahor alla Foiba. Le critiche arrivano da quello che è stato il suo stesso partito. Per la leader dei socialdemocratici, Tanja Fajon, la mossa di Pahor provoca grande dolore nelle genti del Litorale e tra gli sloveni d'oltreconfine e non farà altro che relativizzare l'importanza di un evento come quello della restituzione del Narodni dom.
Dito puntato dalla Fajon anche per la presenza del leader della Lega, Matteo Salvini, ad una contestata cerimonia proprio alla Foiba di Basovizza, che nel 2019 aveva acceso nuove polemiche tra Slovenia ed Italia.
Secca risposta del capo del Governo, Janez Janša, che ha accusato la Fajon di non far altro che fomentare la lotta di classe prendendosela adirittura con l’ex presidente del suo partito per quelle che ha definito "le importanti mosse di riconciliazione messe in atto". Baruffe della peggior specie, per Janša, che hanno portato spaccature e disgrazie tra gli sloveni. La Fajon ha subito rispedito al mittente le accuse additando proprio Janša di fomentare divisioni, ma qui si è subito debordati nelle polemiche interne legate alle cerimonie e controcerimonie del 25 giugno quando, per l'ennesima volta in Slovenia, governo e opposizione celebreranno divisi una festa nazionale.
Stefano Lusa