Come spiegato dal deputato dell'SDS e vicepresidente della commissione, Žan Mahnič, lo scopo era verificare il sospetto di presunte pressioni, come riportato da alcuni media, su esponenti e dirigenze delle formazioni politiche impegnate nei negoziati per la formazione di una possibile nuova coalizione di governo. Chiamati in causa il premier dimissionario Marjan Šarec e il suo segretario di stato per la sicurezza nazionale, Damir Črnčec. Della delegazione facevano parte anche Zvonko Černač, SDS, e Branko Simonovič, Desus.
Immediata la risposta via social del premier dimissionario, Marjan Šarec il quale smentisce le accuse mosse che lo vedrebbero al centro di una rete di spionaggio condotta dal segretario Črnčec. Secondo Šarec inoltre in questo caso si starebbe strumentalizzando la commissione parlamentare per il controllo sui servizi di intelligence e ostacolare il lavoro svolto dall’ufficio investigativo nazionale nelle indagini indipendenti che riguardano i presunti finanziamenti ungheresi all’SDS. Il modus operandi del leder dell’SDS danneggia tutta la destra slovena è stato invece il commento di Črnčec. La pubblicazione di fake news, l’abuso della Commissione parlamentare e gli attacchi all’operato della polizia da parte dell’SDS sono tutti elementi che dimostrano la volontà di fare sprofondare il paese in un regime autoritario finanziato dall’estero, ha detto Črnčec. L’ex primo uomo dei servizi d’intelligence, Sova ha poi detto che l’unico motivo che spinge Janša a continuare la sua carriera politica è la volontà di vendetta. . Le campagne politiche vanno argomentate e non inventate, lo ha detto invece il Direttore Generale della Polizia, Tatjana Bobnar. La polizia non è uno strumento in mano dei politici, rispettiamo le procedure di controllo parlamentari e abbiamo sempre garantito l’accesso alla documentazione richiesta, ha spiegato la Bobnar.

Dionizij Botter

Foto: BoBo
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