Negli scorsi giorni i media sloveni hanno riportato che alcune società hanno chiesto agli impiegati di non lasciare il Paese durante il periodo di ferie perché al rientro in Slovenia, a causa della pandemia di Covid-19, potrebbero dover passare un periodo in quarantena e quindi non poter tornare a svolgere il proprio lavoro. Secondo il Ministero del Lavoro di Lubiana i datori di lavoro non posso vietare agli impiegati di lasciare il paese, inoltre, "se un impiegato non può svolgere il proprio lavoro a causa di forza maggiore o non può presentarsi al posto lavoro, ha diritto a rimanere assente e all’indennità salariale". Se l'assenza è giustificata, in conformità alla vigente legislazione, l'impiegato ha quindi diritto ad un’indennità pari al 50% del proprio salario, tuttavia non meno del 70% del salario minimo. Le spese dovranno essere coperte dal datore di lavoro.
Nel caso in cui, invece, prima della partenza verso un paese straniero siano già in vigore misure che prevedono la quarantena al ritorno, il lavoratore non avrà diritto all'assenza per forza maggiore. L'evento infatti non era inevitabile, in accordo con il datore di lavoro dovrà quindi usufruire delle ferie per il periodo di quarantena.
"Dobbiamo renderci conto di essere responsabili per le nostre azioni", ha detto il ministro del Lavoro, Janez Cigler Kralj. Recarsi in un paese a rischio è una decisione consapevole "e nella maggior parte dei casi non si tratta di un viaggio urgente o inderogabile", ha spiegato il ministro.
La direttrice generale della Camera di commercio slovena, Sonja Šmuc, afferma che i datori di lavoro non possono vietare agli impiegati di recarsi in un paese a rischio, possono però fornire loro le raccomandazioni dell'Istituto nazionale per la salute pubblica, che sconsiglia i viaggi nei paesi sulla lista rossa. "In questo modo - ha precisato Šmuc - possiamo evitare difficoltà sia nella nostra vita privata che in quella lavorativa".
E. P.