Pugile di livello, 38 anni e quattro figli, entrato in consiglio comunale con la Lega come secondo consigliere più votato e passato nelle file di Forza Nuova, simbolo dell’estrema destra a Trieste. È il ritratto di Fabio Tuiach, giunto sulla scena politica triestina come "paladino della sicurezza”, per aver “liberato” i Topolini, zona balneare di Trieste, da bande di bulli e graffiti, ma anche autore di contestate posizioni, fra le altre la negazione del femminicidio, che gli è costata l’allontanamento dalla Lega, o l’accusa di pedofilia a Maometto. Tuiach ha lasciato da poco anche il movimento guidato da Stefano Fiore, ma continuerà, assicura, a sostenere la maggioranza in Consiglio Comunale e una visione ultracattolica e di destra estrema.
L’ho incontrato a Trieste, in piazza Unità, poco dopo l’allenamento in palestra. “Ho perso il titolo italiano da poco – mi racconta con un vena di delusione nella voce – ma voglio continuare a combattere e mi sto allenando”. Proprio la sua esperienza di sportivo, dice, lo ha aiutato e guidato anche nella politica.
“Ci sono atleti, come il mio amico Stefano Zoff a Monfalcone, - dice - che ha fatto una carriera mille volte più grande della mia, ma non è entrato in consiglio comunale anche se era candidato. Essere un atleta di successo non basta, non basta essere popolari o essere sportivi di buon livello per essere eletti. Sicuramente lo sport mi ha insegnato a credere e a lottare per un obiettivo, sono diventato abbastanza tenace. Credo di stare dalla parte della giustizia, e combatto per difendere le mie idee. Ho portato la boxe in politica: in Parlamento fanno le risse, qui a Trieste non le facciamo. Io sono uno sportivo, non alzo un dito fuori dal ring, ma non mi tiro indietro dalle battaglie per difendere i valori in cui credo. Certi valori non si possono cambiare, e quindi li difendo, fa parte fa parte del mio DNA e ci metto tutte le forze, come sul ring.”
Lei è indicato come la punta estrema della destra in consiglio comunale, e i venti di destra soffiano sempre più forti in Italia e in Europa: qual è la sua visione della società e della politica?
“Credo che bisogna fare attenzione nel parlare di destra e sinistra: io spiego sempre che sono l'unico operaio in Consiglio comunale, sono un operaio figlio di un operaio. Una volta mi avrebbero collocato alla sinistra, adesso sono all’estrema destra, forse proprio perché ho capito che il ceto medio, gli operai, le persone comuni, saranno i primi ad aver problemi con questa globalizzazione. Accogliere i migranti economici, come sta succedendo, persone che vanno a lavorare sottocosto al posto nostro, distruggendo il mercato del lavoro, non è un messaggio cristiano, e non lo è sicuramente distruggere il ceto medio e il lavoro degli operai che una volta venivano difesi dalla sinistra. Adesso noi guardiamo a destra, la vera destra”.
C’è una relazione fra il pensiero di destra e la fede cristiana?
“Io ho avuto un grande avvicinamento alla fede una decina d'anni fa, e politicamente ho cambiato completamente il modo di pensare. Mi ha portato a fare politica, a difendere certi valori. Per me una destra vera non può non essere cattolica. Io sono proprio tradizionalista, è il mio modo di pensare, è così da sempre: Dio, Patria e famiglia, la vera destra, i valori classici della destra. Credo in questo anche se, sembrerà strano, va in contrasto con quello che dice il Papa attuale. Credo che la difesa della fede vada di pari passo con la difesa della Patria, perché i cattolici non sono mai stati buonisti: credevano che ogni popolo dovesse vivere a casa propria, e aiutare gli altri a casa loro. Ogni popolo deve vivere nella sua terra, ha tutto il diritto di vivere in pace nella sua terra. Questo lo dicevano Benedetto XVI anche Giovanni Paolo II. Adesso il messaggio di Papa Francesco è diverso, posso avere rispetto perché è il Papa, però è in contrasto con tutti i pontefici del passato. Posso avere anche rispetto per chi ha un'altra religione, ma dobbiamo difendere l'Italia cristiana e cattolica, l'Europa cristiana e cattolica. Anche tutto l'est Europa, finito il comunismo, sta tornando su un sentimento patriottico e ultracattolico: la difesa della Patria e la difesa della propria fede vanno di pari passo.”
Lei accetta la definizione di fascista?
“Sinceramente se mi chiamano fascista non mi dà fastidio, ma non m’interessa essere chiamato fascista. Le battaglie del fascismo sono completamente cambiate, sono passati veramente troppi anni. Ora lottiamo contro l'aborto: pare strano, ma siamo l'unico partito d'Italia che lotta contro l'aborto. Uno dei problemi principali dell'Italia e dell'Europa è che non nascono figli, e siamo costretti ad accogliere migranti economici: dicono che un giorno ci pagheranno le pensioni, ma mi sembra disegno criminale. Ogni popolo deve avere tutto il diritto di vivere nella propria terra, da qui nasce la difesa del cattolicesimo, del vero cattolicesimo, della famiglia e la necessità aiutare le famiglie a fare figli. Non c'è nulla di più cristiano in questo, anche se ormai sembra che vada tutto al contrario. Io qui in consiglio comunale ho avuto mille polemiche, mille problemi, solo perché ho sempre difeso la mia fede. Ho difeso la famiglia, ad esempio quando mi sono opposto alle unioni civili: non possiamo concedere la sala matrimoni e mettere le unioni civili sullo stesso piano”.
“Nell'est Europa queste ideologie sono sempre più forti, qui molto meno purtroppo: mi è capitato di parlare con dei parlamentari polacchi, che sono venuti qua in Italia a un convegno organizzato da Forza Nuova. In Polonia sono in Parlamento, qua siamo ancora molto molto lontani. Loro avevano una croce sul petto, parlavano con me di pace, di Dio, di lotta all'aborto, della difesa della famiglia. Se questo vuol dire essere fascista, essere di estrema destra, va bene, non mi dà fastidio. Io difendo valori che sono stati giusti per secoli, per migliaia d'anni, i valori della nostra religione. Ora tutto quanto viene messo in discussione, e se neanche i cattolici difendono quello che è giusto, la vedo dura.”
Al temine del colloquio ci salutiamo, ma poco prima un ambulante di colore ci avvicina per venderci dei libri. Tuiach non ha reagito ma, subito dopo, mi ha rimproverato perché ho regalato un euro al ragazzo. “Vedi, questi sono i veri comportamenti sbagliati - mi ha detto – perché alimentano un racket del commercio e dell’immigrazione illegale; fra l’altro è anche vietato dalle norme comunali”. “Mi darai la multa?", gli ho chiesto. “Io non posso - mi ha risposto - ma i vigili dovrebbero”.
Alessandro Martegani