Foto: Corriere
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Per anni ha fatto volontariamente lo spazzino in una zona di Padova, nel tentativo di vedersi riconosciuto lo status di rifugiato; finalmente ha avuto il permesso di rimanere in Italia per altri cinque anni, evitando quindi l'espulsione. Happy Ijebor, un giovane nigeriano, ne ha avuto conferma da parte degli studi legali che hanno seguito la sua vicenda. Arrivò a Padova nel 2017 ed in poco tempo si è fatto apprezzare da tutti.

Dopo aver vista respinta per due volte la richiesta di essere accolto in Italia, la Commissione territoriale ha ora accolto il ricorso e sospeso il decreto di espulsione. I legali spiegano: "Ora il ragazzo dovrà assolutamente imparare l'italiano e ci attiveremo perché trovi un lavoro stabile: abbiamo cinque anni e non possiamo lasciarci sfuggire questa occasione. Questa è davvero una bella notizia".

A cambiare la vita del giovane nigeriano è stato l'incontro casuale con Aleksandra Stukova, dottoressa in legge dello studio dell'avvocata Caterina Bozzoli, che viene a conoscenza della vicenda e decide di aiutarlo. Il caso viene portato davanti al tribunale di Venezia, dove il giudice Vincenzo Ciliberti prende in esame la documentazione presentata. Tra le prove, ci sono numerose fotografie che ritraggono il ragazzo al lavoro, intento a mantenere pulita la città. Di fronte a queste evidenze, il giudice concede la sospensione del rigetto della richiesta di protezione e del rimpatrio, fissando un'udienza per il 2030. Permesso di soggiorno dunque rinnovato di fatto per altri cinque anni.

Da anni Happy Ijebor scende in strada e puntuale, dalle 8 alle 13, spazza le strade del quartiere dove abita a Padova: ha sempre sperato, rendendosi utile alla città, di ottenere così il riconoscimento dello status di rifugiato che non gli era stato mai concesso finora.

Secondo il suo racconto, ha dovuto abbandonare la natia Nigeria perché a rischio di persecuzione per motivi religiosi, temendo per la sua vita a causa di persecuzioni legate a gruppi cultisti. Alla scadenza dei termini, da un momento all'altro avrebbe potuto essere imbarcato su un aereo e rispedito nel suo Paese d'origine.

Il giovane cerca ora un lavoro vero e proprio, per potere rimanere in Italia, visto il riscontro positivo del ricorso presentato dai suoi legali al ministero dell'Interno, ritenendo che la buona volontà del richiedente asilo è dimostrata dai fatti.

Davide Fifaco