È il più classico dei vocabolari italiani, il più venduto, quello che si guadagna ogni anno il maggior numero di recensioni. E nell'edizione 2020 accoglierà "istrioto",
termine ampiamente usato negli studi linguistici e ovviamente in ambito regionale, con cui si è soliti indicare i dialetti istriani meridionali, preziosa reliquia preveneta della penisola, ormai ridotti al lumicino. L'anticipazione è stata offerta al quotidiano di Trieste "Il Piccolo" dal curatore dello Zingarelli Mario Cannella, che al nostro microfono conferma, con una precisazione. "Stiamo ancora discutendo sulla struttura della voce e in particolare sulla definizione, tra lingua, dialetto, sottolingua, variante del veneto-giuliano".
New entry dello Zingarelli, il termine "istrioto" è tuttavia già presente in qualche altro dizionario italiano dell'uso. Come il Sabatini-Coletti, vocabolario uscito nel 2008,
che lo definisce "dialetto istriano", derivato "dal nome Istria con - oto", e ne data un po' curiosamente l'impiego a partire dal 1969. Curiosamente perché il nome "istrioto" si deve ad un grande linguista dell'Ottocento, il glottologo goriziano Graziadio Isaia Ascoli, che coniò il termine su modello di "veglioto" e inquadrò per la prima volta scientificamente queste parlate in un'opera del 1873.
Ma non solo i linguaggi specialistici, anche i dialetti alimentano la nostra lingua comune. E così nello Zingarelli 2019 fa il suo ingresso il triestino "osmizza" o "osmiza", dallo sloveno "osem", e cioè 'otto' perché originariamente le autorizzazioni per queste vinerie, tipiche dell'altopiano carsico fra Italia e Slovenia, venivano date per soli otto giorni. Spiega il lessicografo Mario Cannella, che peraltro è di origine triestina: "La parola è diffusa nei testi di promozione turistica della città di Trieste ed è anche documentata in opere di autori come Claudio Magris e Mauro Covacich". Possiamo quindi considerarla ormai un vocabolo italiano a tutti gli effetti.
Ornella Rossetto

Foto: MMC RTV SLO
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