La lingua ci abita, si dice spesso. Ed è vero, perché la lingua in cui siamo nati diventa presto parte integrante di noi stessi, si intreccia con le nostre emozioni, con il nostro modo di vedere e di orientarci nel mondo. Ci definisce e ci plasma. La lingua madre è quella che ti introduce al mondo, ricorda Nicoletta Maraschio, presidente onoraria dell'Accademia della Crusca. "Naturalmente è molto bene e opportuno che la lingua madre sia precocemente affiancata da altre lingue. Il bilinguismo acuisce la mente. C'è un sistema nel nostro cervello, detto sistema di controllo esecutivo, che funziona come direttore generale: quando si hanno due lingue il cervello diventa più mobile e quindi ci sono dei vantaggi anche nei confronti di malattie gravissime come l'Alzheimer. Quindi l'apprendimento della lingua madre prima di tutto, come base della nostra vita cognitiva, comunicativa e affettiva; affiancata ben presto, però, da una o più lingue, perché gli scienziati ci mostrano con prove empiriche il vantaggio del bilinguismo e del multilinguismo". Ma, oltre che un valore individuale, bilinguismo e multilinguismo hanno un valore sociale e culturale. Le lingue costituiscono una ricchezza del mondo. Ed ecco perché l'Unesco, ogni anno il 21 febbraio, ci invita ad onorare la lingua madre, ciascuno la propria; e subito dopo a rispettare, difendere e magari imparare le lingue degli altri. Nella convinzione che una cultura della pace possa fiorire solo laddove ciascuno possa comunicare liberamente nella propria lingua. E ricordando il sacrificio degli studenti bengalesi rimasti uccisi nel 1952 a Dacca mentre protestavano in difesa della loro lingua originaria.