Un annuncio apparso sulla bacheca del cimitero monumentale di Cosala ha messo in allarme la Comunità italiana di Fiume. La tomba in cui è sepolto il grande scrittore fiumano Osvaldo Ramous, uno dei nomi più illustri della letteratura della Comunità nazionale italiana, sta per essere proclamata abbandonata. Si sono messe subito in moto la Comunità degli Italiani del capoluogo quarnerino e l'Unione Italiana per sondare il terreno e vedere quali siano le vie percorribili per salvare un sepolcro dall'alto valore simbolico. Con un post su Facebook il presidente dell'Unione Italiana Maurizio Tremul ha sottolineato di aver parlato con Melita Sciucca, presidente del sodalizio di Palazzo Modello che si è immediatamente attivata. Tremul ha dato anche la piena disponibilità dell'Unione Italiana di sostenere le relative spese e se necessario di farsi carico direttamente dell'incombenza.
Il sepolcro di Osvaldo Ramous ha seguito la sorte toccata a tante tombe nel Camposanto monumentale di Cosala di cui sono sconosciuti o irreperibili i proprietari ovvero i loro eredi. Quando per anni non viene pagata la quota annuale all'amministrazione Cimitero innanzitutto appare un'informazione in cui si invitano gli interessati, ovvero proprietari o eredi a farsi avanti. Se nessuno si presenta scattano le procedure per proclamare la tomba abbandonata. Una volta proclamata tale di fatto si va all'esproprio e la tomba viene messa in vendita. Finora una sorte simile è toccata a tantissimi sepolcri con scritte in italiano e con nomi scritti con grafia italiana a Cosala. Anche sulla bacheca in cui c'è il nome di Osvaldo Ramous, compaiono tanti altri nomi che lasciano indicare un retaggio culturale italiano: forse la maggioranza di quelli che rischiano l'esproprio. Nulla di strano: l'esodo ha fatto il suo, i fiumani sono sparsi ai quattro angoli del mondo. Il tempo è passato: molti hanno perso il contatto con la terra d'origine. Anche molti fiumani che muoiono probabilmente hanno eredi in Italia e in giro per il mondo che non riescono più a prendersi cura dei sepolcri. E così lentamente scompare un piccolo mondo antico: spariscono quelle che finora era le tracce forse più tangibili di una storica presenza a Fiume, quelle nel Cimitero di Cosala. La stessa sorte vale per tante altre località ovviamente. Da altre parti è andata anche peggio, ad esempio a Spalato dove lo storico cimitero di Santo Stefano è letteralmente sparito nel secolo breve. In Dalmazia, la menzioniamo perché più lontana, c'è stata però pure l'esperienza positiva del madrinato dalmatico che ha permesso di salvare il camposanto italiano di Zara. Da altre parti pure s'è fatto qualcosa, specie con i lapidari.
Il problema globalmente rimane. Ci sono i nomi illustri, c'è la massa. Si può fare qualcosa per fermare quest'inarrestabile erosione di una memoria storica là dove è forse più visibile che altrove?
Dario Saftich (La voce del popolo)