“Primo giorno superato bene” rileva la preside, Katia Šterle che come tanti altri dirigenti scolastici croati e istriani – sicuramente - ha dormito poco negli ultimi giorni, passati più a scuola che a casa per mettere in pratica le dettagliate disposizioni elaborate dal Ministero all’Istruzione e dagli esperti epidemiologi. “Dopo due settimane di preparativi oggi siamo finalmente partiti” aggiunge la Šterle raccontando che gli alunni sono entrati a scaglioni dalle tre entrate e dopo aver disinfettato scarpe e quindi mani sono passati al guardaroba ed entrati nelle rispettive aule.
“Per le classi inferiori la mascherina non è obbligatoria mentre gli alunni dalla quinta all’ottava la devono indossare nei percorsi da un’aula all’altra o fino al refettorio” spiega la preside aggiungendo che comunque “tragitti e spostamenti sono stati limitati perché ogni classe rimane nella propria aula e non si cambia a seconda della materia come negli anni scorsi; sono eccezioni l’ insegnamento dell’ informatica e la cultura fisico-sanitaria”.
Rispettate le regole del distanziamento sociale: “Abbiamo fatto in modo che ci sia un metro e mezzo di distanza da alunno ad alunno ed anche perciò nelle superiori non è necessario l’uso della mascherina ad eccezione che non sia un genitore a richiederla per il proprio figlio” racconta ancora la Šterle ricordano che invece la mascherina è obbligatoria sia sugli scuolabus, nei pulmini o autobus che ogni giorno portano a scuola numerosi allievi che vi arrivano dalle zone limitrofe. “Qui viene fatta un’ evidenziazione e nel malaugurato caso di un contagio tutti i ragazzi presenti nel mezzo vanno in isolamento” dice la Sterle ricordando inoltre che “ogni mattina allievi e dipendenti devono misurare la temperatura corporea e segnarla su un apposito diario”.
Una realtà che avrà sicuramente pure costi aggiuntivi che in parte saranno sostenuti dalla Regione istriana, fondatrice dell’istituto buiese, ma preoccupa soprattutto il doposcuola. “Noi avevamo due gruppi misti composti da alunni di classi diverse e provenienti pure dalle sezioni periferiche; adesso bisognerà metterci a tavolino e studiare bene la situazione per venire incontro a quei genitori che lavorano e non hanno la possibilità di recuperare i figli a mezzogiorno o alla fine delle lezioni” dice Katia Šterle che comunque aggiunge “una possibilità potrebbe essere quella di dividere temporaneamente, magari con una lastra in plexiglass la nostra aula maggiore in modo da separare fisicamente gli alunni ma anche permettere all’ insegnante di contattare con l’ una e l’ altra parte”. Un problema- promette la preside- che si cercherà di risolvere entro lunedì prossimo perché dice “in un momento particolarmente difficile vogliamo essere d’aiuto ai nostri ragazzi e alle loro famiglie”.
L’imperativo alla “Edmondo de Amicis” è quello di continuare ad operare con il modello A, ovvero tutti gli alunni a scuola ma una pianificazione è stata fatta pure nell’ eventualità si dovessero adottare la variante B che prevede l’insegnamento a turni o quella C, che introduce la didattica a distanza, elaborate dal Ministero all’Istruzione. “Siamo ottimisti e nonostante tutte le difficoltà speriamo di riuscire nella nostra missione” conclude Katia Šterle lanciando un appello ai genitori: “Nel nostro, come in tutti gli altri istituti, ora è più importante che mai la collaborazione tra scuola e famiglia perché solo così saremo più efficienti nel combattere il virus; gli insegnanti faranno il massimo per attenersi alle regole e durante i riposi e la ricreazione rimarranno con gli alunni per evitare contatti, ci sarà un servizio di vigilanza più intenso con una bidella incaricata a pulire e disinfettare costantemente i servizi igienici durante la mattinata ma tutto sarà inutile senza l’aiuto dei genitori che devono preparare i figli a questa nuova realtà”.
Lionella Pausin Acquavita