Onelio Bernetič Foto: Archivio personale/Oljka
Onelio Bernetič Foto: Archivio personale/Oljka

Onelio Bernetič, consigliere della CAN piranese, e socio da sempre molto attivo all'interno della Comunità degli Italiani “Giuseppe Tartini” di Pirano, due settimane fa ha ricevuto una lettera da parte della CI piranese con la conferma dell’iscrizione al sodalizio della sua figlia più giovane, con allegato il bollettino per il pagamento della quota associativa. Davanti a questa novità Bernetič ha sentito immediatamente la necessità di esprimere, attraverso l'invio di una lettera alla presidente della Comunità Fulvia Zudič e al vicepresidente Kristjan Knez, alcune osservazioni riguardo questa iniziativa, annunciata pubblicamente solo nell'ultimo numero del giornalino comunitario “Il Trillo”.

Secondo lui, infatti, “prima di mettere le mani nelle tasche dei soci" (come ha spiegato oggi anche ai nostri microfoni) si sarebbe dovuto analizzare in seno al consiglio della CI "se c'erano i fondi necessari per mettere a posto i conti nella nostra Comunità", anche perchè è convinto che "una comunità ricca" come quella di Pirano, "non abbia bisogno di raccogliere ulteriori soldi attraverso una quota associativa".

“Tra CI e CAN gestite oltre 400.000 euro all’anno, gestite pure la 'Casa Tartini' con ingressi del percorso museale, vendete il brand e i gadget, e avete in gestione il locale sottostante che, senza nessuna difficoltà, potrebbe portare alla CI minimo 30.000 euro annui”, ha ricordato ai due dirigenti nella sua lettera, chiedendosi, quindi, quanto un'operazione di questo tipo fosse necessaria. Le priorità per lui sono altre, visto che "negli ultimi anni" si sta assistendo ad una importante diminuzione dell'"affluenza dei soci" e la quota associativa rischia di essere "un'ulteriore sberla" sferrata nei loro confronti. Bernetič denuncia, perciò, quello che ha definito un “nuovo sistema con cui si vuole allontanare i soci per poi gestire la comunità in quattro persone”.

Si tratterebbe, inoltre, secondo lui, di una decisione presa senza convocare una vera assemblea di tutti i soci, come proposto a gennaio: “All'inizio dell'anno ho detto che si sarebbe dovuto indire assolutamente un'assemblea dei soci come si deve, durante la quale presentare la possibilità di introdurre questa tassa associativa e discutere se dare in gestione o meno il ristorante" sottostante alla Comunità. Decisioni, invece, che sono state prese da pochi e, per quanto riguarda l'introduzione della quota associativa, neanche con "il voto unanime del consiglio", osserva in conclusione, definendo questo modo di operare una dimostrazione del poco rispetto che la dirigenza nutre "nei confronti degli iscritti".

Infine, visto che nella lettera pervenutagli con la bolletta da pagare è menzionato lo Statuto, Bernetič ha chiesto alla CI cosa accadrà ai soci che decideranno di non pagare la tassa associativa (tra i quali ci sarà sicuramente tutta la sua famiglia) e se in base a come recita lo Statuto a questo punto loro, insieme a quelli che faranno la stessa scelta, verranno “esplusi”. Ieri la presidente Fulvia Zudič ai nostri microfoni ha dato rassicurazioni sul fatto che questo non avverrà, ma il socio Bernetič dice di restare, dopo più di due settimane, in attesa di una risposta.

Barbara Costamagna