Foto: Radio Capodistria/Davide Fifaco
Foto: Radio Capodistria/Davide Fifaco

Boscarin è il nome che oggi viene dato al bovino istriano di razza podolica, animale ormai presente in numero ridotto sul territorio istriano ma che in passato aveva raggiunto anche le sessantamila unità ed ha contribuito alla lavorazione della terra ed anche alla costruzione dell'Arena di Pola, trasportando i pesanti massi usati per costruire l'antico anfiteatro.

Questo quanto raccontato presso la Comunità degli Italiani di Capodistria, durante l'incontro intitolato "Boscarin, il gigante bianco tra memoria ed attualità".

Quattro i relatori che hanno parlato tra mito, tradizioni, anche culinarie, scienza e racconti popolari del boscarin, il bue grigio-bianco dalle lunghe corna che è un po' il simbolo della regione istriana. In passato veniva usato per arare i campi, portare le pietre che servivano per costruire le case, mentre la sua carne e il latte venivano usati dai contadini per alimentarsi.Con lo sviluppo tecnologico e l'introduzione dei mezzi meccanici, il numero di questi bovini iniziò drasticamente a diminuire.

Attualmente sono in corso programmi mirati per la tutela dell'allevamento, visto che c'è stata una "riscoperta" di questo tradizionale bue istriano, come ci ha spiegato uno dei relatori del convegno, Livio Dorigo del Circolo Istria: "un po' alla volta la presenza di questo bovino sta ritornando sul territorio istriano. Ad esempio, con i veterinari di Capodistria, si è fatto tanto per riportare il boscarin nelle zone dove non era più presente, andando anche in Puglia per recuperare la genetica di questo bovino. Adesso c'è un piccolo gruppo di questi animali in Slovenia, ma due sono presenti anche in Italia, sul Carso. Un giorno vorrei portarli a fare un giro in Piazza Unità, per farli conoscere ai cittadini di Trieste. In fin dei conti le cave di Aurisina in passato lavoravano grazie a questi bovini. Oggi, invece, sono bovini allevati per la carne".