Proprio mentre le campane suonavano a festa per chiamare i capodistriani alla messa solenne in onore del patrono cittadino San Nazario, a palazzo Gravisi si è inaugurata la mostra che raccoglie una cinquantina di fotografie scattate proprio durante le processioni per le vie cittadine dedicate al Santo da Libero Pizzarello tra Il 1940 e il 1955. Si tratta della prima esposizione di parte del lavoro di questo fotografo capodistriano che operò in città nel primo cinquantennio del Novecento testimoniando un periodo complicato per Capodistria e per questo territorio in generale, che da lì a poco non sarebbe più stato la stesso.
"L'ultima processione" è l'evocativo titolo scelto dai curatori che hanno selezionato il materiale esposto tra le 240 foto di processioni e benedizioni scattate da Pizzarello, che fanno parte della collezione etnologica privata di Sergio Sergas.
"Un giorno in un mercatino ho visto un album", ci ha detto Sergas, "l'ho sfogliato e mi sono subito accorto che si trattava di un album interessante ed importantissimo".
Da lì a proporre le immagini alla Comunità degli italiani di Capodistria, con la quale aveva già collaborato, ci vuole poco e nasce così questa mostra che, a detta degli organizzatori, vuole essere un per far conoscere l'opera del fotografo capodistriano, gran parte della quale è attualmente raccolta in un archivio custodito dalle figlie.
"Negli anni Ottanta, quando non esistevano scanner", ha raccontato una delle figlie di Pizzarello Gabriella, "mi sono messa in una camera oscura e in due anni ho creato l'archivio di mio papà; e mi sono resa conto che le foto, 4800, mio padre probabilmente le aveva scelte per portare il ricordo della sua terra con se e tramandarlo a noi".
E per far sì che il volere del padre di trasmettere il passato della sua città venga rispettato, le figlie, con il sostegno degli organizzatori della serata, la Comunità degli italiani "Santorio Santorio" e l'associazione Histria, sperano di poter trovare uno spazio per questo fondo fotografico in città, dove potrebbe rappresentare una fonte importantissima per gli studiosi di quel complicato periodo.
In ogni caso, almeno con questa prima mostra dedicata alla sua opera, Libero Pizzarello è in qualche modo ritornato a casa.