Uno spettacolo teatrale che racconta l'orrore dei campi di concentramento attraverso i forti legami di amicizia, di solidarietà tra donne che saranno l'elemento vitale per la loro sopravvivenza. La storia del rotolo di Ravensbrück parte dalla Risiera di San Sabba dove due donne si ritrovano ad affrontare il viaggio che da Trieste le porterà al campo di Ravensbrück, situato a 90 chilometri a nord di Berlino, passando per quello di Auschwitz. La presidente dell'Associazione teatrale"La macchina del testo" e una delle attrici Michela Cembran: "quando l'ho messo in scena la prima volta ho proprio sentito l'ombra di queste donne e del loro vissuto. Quando sono andata alla Risiera a portare questa testimonianza, che poi è una testimonianza a lieto fine, è stato un po' come quello che prova Ines quando porta il rotolo, di aver dato un senso di libertà e di pace a queste donne. Fare questo spettacolo è impegnativo, forte a livello emotivo, però sono contenta di portare questa esperienza perchè con tante storie con un finale tragico questa è a lieto fine e soprattutto è una testimonianza di quanto una persona può avere la forza di sopravvivere a certe atrocità, mette in risalto la forza e il coraggio delle donne."
Gli alunni hanno assistito in religioso silenzio all'emozionante lettura scenica, sul palco anche Mariella Terragni e Pierluca Famularo e il musicista Carlo Moser, tratta dal romanzo omonimo di Elena Blancato ed ispirato ad una storia vera, dal 2001 il rotolo (una striscia di carta larga 10 centimetri e lunga poco più di due metri dove vengono riportati il nome, cognome e indirizzo di tutte le deportate) si trova all'interno del Museo della Risiera di San Sabba. Una lezione di storia di fondamentale importanza anche per gli alunni. Il preside della Pier Paolo Vergerio il Vecchio di Capodistria Guido Križman: "cerchiamo di coinvolgere gli alunni in un'iniziativa un po' diversa dalla solita lezione sulla giornata della memoria. Questa è una settimana che ricorda i più grandi eventi nefasti della civiltà contemporanea e quindi è giusto riportarlo riproporlo a scuola anche come monito per le giovani generazioni."
Le classi none, presenti alla rappresentazione, stanno affrontando proprio questo argomento durante l'ora di storia. L'insegnante Massimo Medeot: "cerchiamo ogni anno di lavorare in questo senso, abbiamo invitato in passato altri superstiti del campo di Auschwitz come il professor Mandić, lavoriamo appunto perchè i ragazzi possano conoscere questi fatti terribili avvenuti, possano ricordarli. Il riscontro degli alunni è senz'altro positivo e sono molto coinvolti." (ld)