La cerimonia solenne si è svolta sabato ad Ancarano. Le prime reazioni sono apparse su Facebook e sono state addirittura riprese dal Delo, il maggiore quotidiano sloveno. Boris Šuligoj in un commento dai toni satirici ha scritto che “i più alti rappresentanti della minoranza italiana” si sarebbero rivolti alla Farnesina per sottolineare che “con queste celebrazioni, soprattutto se vengono fatte in Istria, si distorce la storia e pertanto si invita l'Italia ad intervenire”. Il riferimento è a due post apparsi sulla pagina Facebook personale di Maurizio Tremul, presidente dell'Unione Italiana, che hanno raccolto centinaia di commenti. Tremul, da noi interpellato, non ha voluto aggiungere altro sulla vicenda, ribadendo che quella è una pagina personale e non istituzionale.
Una celebrazione quella del 15 settembre che ha visto, nonostante i saluti in italiano di Martina Angelini, vicesindaco di Ancarano, la comunità italiana restare sempre in disparte. “Personalmente non ci ho mai partecipato” - ha detto il deputato della comunità nazionale italiana Felice Žiža – “e da quanto ne so non lo fanno (o quasi) nemmeno gli altri esponenti della minoranza”. Per Žiža è stata la risposta alla Giornata del Ricordo: “Una scelta legittima. Ognuno celebra le sue vittime e le sue vittorie. In ogni modo se per la maggior parte del Litorale si può parlare di ritorno alla Madrepatria, mi sembra impossibile poterlo fare per Capodistria, Isola, Pirano e Ancarano”. Il deputato della minoranza rimarca però che dopo l’incontro dei due presidenti, il 13 luglio scorso, che si sono tenuti per mano in due luoghi simbolo della memoria dei due popoli, la strada della riconciliazione è tracciata. "Il mio sogno – ha concluso Žiža - è che si possa arrivare ad una sintesi tra questa celebrazione e la Giornata del Ricordo, all'insegna della riconciliazione e del riconoscimento delle sofferenze altrui”.
Per il presidente della Can Costiera, Alberto Scheriani si tratta di una festa creata ad hoc in risposta alla Giornata del Ricordo, una sorta di ripicca. "Si celebra una annessione- precisa Scheriani- dove la comunità italiana è stata separata dalla sua Madrepatria e che ha segnato la divisione di tante famiglie che sono rimaste in Italia o che in Italia se ne sono andate con l’esodo". Anche il presidente della Can di Capodistria, Fulvio Richter, ritiene che non sia una festa che appartiene alla Comunità nazionale italiana. “Dobbiamo andare sulla strada dei presidenti Pahor e Mattarella- ha detto Rihter - e cercare la collaborazione e lo sviluppo”. Il presidente della CAN di Isola, Marko Gregorič, sottolinea che la festività va rispettata, ma aggiunge che la Comunità nazionale italiana "vi si può difficilmente riconoscere”. L’appartenenza statuale queste terre è e rimane fuori dubbio; ma Gregorič si augurerebbe che si ricordasse anche “la storia e la memoria della comunità italiana, che inevitabilmente è stata segnata dalla firma di quel Trattato di pace, che ha dato il via al fenomeno dell’esodo, svuotando le città della quasi totalità dei loro abitanti, perdendo così la propria anima e storia”. Il presidente della CAN di Pirano, Andrea Bartole, ribadisce che, pur nel rispetto della ricorrenza questa non può essere festeggiata dalla minoranza italiana. “Nel secolo scorso la storia ha diviso le popolazioni e le conseguenze sono state molto significative. L’auspicio- ha aggiunto Bartole- è che si sappia ora cogliere lo spirito creato dai due presidenti il 13 luglio scorso e che si possa parlare più del futuro che del passato”. La presidente della Comunità autogestita di Ancarano, Linda Rotter sottolinea che si tratta di una festa nazionale slovena e pertanto va rispettata, ma rimarca anche che “noi istriani non la sentiamo nostra perché l’Istria è stata divisa”.
Stefano Lusa e Lionella Pausin Acquavita