“Ci conforta il nuovo sostengo espresso dal Comitato istruzione, auspichiamo che altrettanto sia fatto alla Camera di Stato e che la legge ottenga la maggioranza richiesta ed entri finalmente in vigore” rilevano i presidi delle scuole italiane che esprimono rammarico per il veto sospensivo espresso dal Consiglio di Stato che ha rimesso in gioco una normativa indirizzata al miglioramento delle competenze linguistiche del personale docente e di quello tecnico-amministrativo. “Si tratta di tesi che abbiamo stilato noi, operatori del settore e volte al miglioramento della qualità dell’apprendimento e dell’insegnamento, non soltanto della lingua italiana, ma anche di tutte le materie che vengono insegnate nelle nostre scuole” prosegue il comunicato dove si rileva che una conoscenza più elevata dell’italiano quale lingua d’ambiente da parte dei docenti di sloveno e delle lingue straniere, tende a creare un ambiente scolastico più consono all’apprendimento della lingua e cultura italiana ai massimi livelli. Respingendo categoricamente le critiche di chiusura, esclusivismo e ghettizzazione, gli esponenti scolastici ricordano l’apertura a studenti e docenti di altre nazionalità ma ribadiscono altresì come “chi non ha completato la verticale scolastica italiana, può presentare lacune linguistiche, particolarmente marcate per la terminologia specifica delle varie materie”. “Da qui la necessità di verificare la conoscenza dell’italiano dei docenti che non hanno terminato gli studi universitari in lingua italiana e di avviarli, se necessario, a corsi di perfezionamento o specializzazione” spiega il comunicato concludendo: “Ringraziamo il deputato al seggio specifico della CNI al Parlamento sloveno, Felice Žiža, per aver contribuito in maniera decisiva, con il suo impegno, alla presentazione e ad una prima approvazione della legge, confidando come detto, che si trovi la maggioranza necessaria per confermarla definitivamente”.
Lionella Pausin Acquavita