Mercoledì il presidente della Comunità Autogestita Costiera, Alberto Scheriani, ha denunciato l’intromissione dei partiti nella nomina del vicesindaco italiano. La conferma è venuta dalla lettera di protesta della Sinistra, indirizzata al sindaco di Capodistria, dove tra le accuse c’era anche quella di non aver rispettato i patti per quanto riguardava la scelta del vicesindaco di nazionalità italiana. All’epoca era andato in scena un lungo confronto tra il nuovo sindaco Aleš Bržan e la Comunità Autogestita comunale (CAN), che avrebbe voluto la riconferma di Alberto Schierani. Un nome, il suo, indigesto per la nuova coalizione. Lo scontro, che sembrava essere tutto tra Scheriani ed Ondina Gregorich Diabaté, la terza dei consiglieri eletti ai seggi specifici, alla fine ha visto uscire dal cilindro Mario Steffè, che comunque non è riuscito ad incassare l’appoggio della Comunità Autogestita comunale. Scheriani ha pensato bene di ribadirlo, affermando che quella è stata una scelta fatta senza il consenso della Comunità Nazionale Italiana.
Per Steffè, invece, la sua nomina è assolutamente in linea con quanto previsto dallo Statuto comunale e non manca di accodarsi a quelli che considerano eccessivo l'impegno di Scheriani ai tempi di Popovič, quando aveva anche guidato il Consiglio comunale per conto dell'ex sindaco, una pratica Steffè non intende svolgere: ”Andiamo male già nelle premesse. Formalmente è richiesto il parere e non il consenso della Comunità Autogestita della Nazionalità di Capodistria per la nomina del vicesindaco che rappresenta la Comunità Nazionale Italiana”.
Lei ritiene che la funzione di vicesindaco sia in qualche modo vincolata alla Comunità Autogestita della Nazionalità o è il sindaco a scegliere chi più gli aggrada?
“Il vicesindaco rappresenta la Comunità Italiana, non è un delegato della Comunità autogestita comunale. La limitazione sta nel fatto che deve essere scelto tra uno dei tre consiglieri eletti al seggio specifico”.
Ma lei ritiene che ci debba essere un legame con la Comunità Autogestita?
“Sicuramente sarebbe meglio che ci fosse un consenso allargato, ma dal punto di vista della normativa, al momento, non è necessario. Ci sono delle proposte di modifica dello statuto, che sono state avanzate dalla stessa CAN. Sta di fatto che una delegittimazione da parte della istituzione rappresentativa della Comunità Nazionale Italiana sul territorio sicuramente non giova a un confronto aperto ad un dialogo franco e costruttivo”.
C’è il pericolo di una strumentalizzazione dei seggi specifici e di una intromissione dei partiti nella ripartizione delle cariche?
“In realtà è un pericolo che c’è sempre stato, a cui abbiamo sempre cercato di sottrarci. I rappresentanti al seggio specifico, anche in passato, hanno sostenuto in maniera non acritica le posizioni di chi guidava il comune. É accaduto prima con le diverse coalizioni e poi con la lista civica guidata da Boris Popovič. Si sono sempre fatti una serie di ragionamenti di fondo che erano proiettati a quello che avrebbe dovuto essere il bene della Comunità Nazionale ovvero della collettività minoritaria. Credo che Scheriani abbia colto la palla al balzo rispetto a quelle che sono state le dichiarazioni della Sinistra, che oramai è completamente in rotta con il sindaco. Per quanto riguarda il riferimento alla nomina del vicesindaco italiano si può parlare più di un mancato accordo che di un accordo. Meno male che è andata cosi. Da quanto mi risulta Aleš Bržan ha fatto delle consultazioni, anche molto approfondite, con tutti e tre i rappresentanti e poi ha fatto una sua scelta. Credo non sia stata dettata da criteri politici, ma da un giudizio personale di valore e di merito. Probabilmente la sua è stata una decisione guidata anche dall’intenzione di rompere con la continuità, questa sì con connotazione politica, rispetto alle figura del vicesindaco di nazionalità italiana e questo è stato il risultato.”
Non si rischia di mettere in gioco la rappresentanza qualificata, ovvero il principio secondo cui dovrebbero essere gli italiani a scegliersi chi vogliono vada a ricoprire una determinata carica?
“La minoranza ha scelto i tre candidati che la rappresentano in consiglio comunale”.
E poi il sindaco fa quello che vuole?
“Per il momento sì, anche perché sarebbe difficile che il primo collaboratore del sindaco possa essere qualcuno in cui lui non ripone stima e fiducia”.
Dopo le dichiarazioni di Scheriani non pensa ed eventuali dimissioni?
“Non ne intravedo proprio il motivo.
Perché la proposta della CAN di Capodistria sulla riconferma di Alberto Scheriani era irricevibile per il sindaco”.
Sono ragionamenti che riguardano il sindaco e la sua coalizione. Io ritengo tuttavia che bisogna fare una riflessione sul fatto che non si possano usare le istituzioni per perseguire determinati scopi personali. Mi chiedo, dove fosse finita la soggettività o in che considerazione fosse tenuta, ad esempio, all’epoca della sigla di un tacito accordo tra l’allora sindaco Dino Pucer con il vicesindaco, rappresentante della Comunità Nazionale Italiana, Alberto Scheriani. Non mi risulta che la questione sia mai stata discussa da parte della CAN”.
Stefano Lusa