Insoddisfazione da parte dei sette soci delle CI con sede in Slovenia che hanno presentato ricorso sul caso Consulta capodistriana” all’organismo preposto a verificare la regolarità degli atti e le azioni dell’UI e dei suoi organismi. Per Ondina Gregorich Diabaté, prima firmataria del reclamo, la risposta è assurda e contradditoria. “Prendiamo atto della decisione del Comitato che è inappellabile ma reputiamo che sia pericolosa perché definirsi non competente - e cito ad litteram - a deliberare in merito a questioni attinenti ad un’associazione registrata all’estero, che poi sarebbe l’UI di Capodistria, sia rischioso per i valori di unitarietà ed indivisibilità dell’Unione stessa”, afferma la Gregorich Diabaté che, amareggiata pure dalla terminologia usata, aggiunge: “Spero che il definirci sloveni perché abitiamo in Slovenia sia un lapsus linguae perché se sono italiana non posso essere anche slovena”. La firmataria del ricorso denuncia inoltre alcune incongruenze come, ad esempio, la partecipazione e votazione, alla seduta dei Garanti, di Gianfranco Stancich che definisce di cattivo gusto. “È uno dei sette golpisti che hanno portato all’attuale situazione, è in conflitto d’interesse perciò il presidente dell’organismo avrebbe dovuto invitarlo ad uscire e a non votare la conclusione”, dichiara la Gregorich Diabaté stando alla quale inoltre: “Il Comitato dei Garanti disconosce la sua stessa nomina perché dichiarandosi incompetente a giudicare questioni relative all’UI di Capodistria, invalida tutto quanto è stato finora deciso; e inoltre come può allora un organo che ha sede in Croazia richiedere ad un organo registrato in Slovenia di modificare gli Statuti? È un’assurdità! O non sanno quello che scrivono o non conoscono la realtà poiché in tutti questi anni alle riunioni dell’Assemblea UI e degli altri organismi sono stati sempre convocati pure gli italiani residenti in Slovenia”. La Gregorich Diabaté dice di confidare nel presidente dell’Assemblea UI, Paolo Demarin, e lo invita “a prendere atto dell’articolo 9 del Regolamento di procedura interno e a condannare coloro che il 9 gennaio scorso hanno voluto disunire l’Unione italiana e la CNI”. “Nessuna decisione legale, amministrativa o di altro tipo potrà più unire ciò che noi da soli cerchiamo di disunire”, aggiunge la Gregorich Diabaté e conclude: “Inutile dare le colpe alla maggioranza, siamo noi minoranza a mangiarci a vicenda e non so per quali interessi e per quali scopi”.

Ondina Gregorich Diabaté. Foto: Archivio
Ondina Gregorich Diabaté. Foto: Archivio

Di tutt’altro parere il presidente del Comitato dei garanti, d’Appello e di Controllo dell’Unione italiana, Claudio Stocovaz, che chiamato a commentare la decisione da lui firmata rileva: “Ci siamo avvalsi dell’articolo 49 dello Statuto UI di Fiume che stabilisce come il Comitato possa deliberare soltanto in merito a ricorsi che riguardo le decisioni degli organi dell’UI di Fiume e quindi non possono essere oggetto di valutazione dell’organismo pareri, votazioni e operazioni di soci di altre associazioni oppure di membri stessi dell’UI espressi in sede di riunioni diverse”. Secondo Stocovaz, la delibera non rappresenta alcun pericolo poiché, dice, non cambia nulla rispetto gli atti giuridici in vigore sia dell’UI di Fiume sia dell’UI Capodistria. “È soltanto il risultato di una valutazione, di una riflessione che ha per oggetto una situazione che si è creata dopo la decisione del gruppo di connazionali che ha messo in questione l’articolo 9 del Regolamento di procedura dell’Assembla UI Fiume”, spiega Stocovaz e aggiunge: “Dunque, sappiamo che questo articolo non è accettabile in Slovenia e che dopo la registrazione di un nuovo coordinatore da parte degli organi amministrativi cade l’automatismo della nomina di coordinatore per una delle tre cariche dell’UI di Fiume che ha residenza in Slovenia”. Il presidente dei Garanti rileva che l’intento della delibera è quello di spronare l’attività volta alla produzione di atti giuridici che rendano operativa l’unitarietà e invita “a prendere atto dell’articolo 22 dello Statuto Unione italiana di Fiume che prevede la costituzione di un ufficio dell’UI di Fiume a Capodistria”. Secondo Stocovaz, “l’unitarietà si realizza con i soci delle CI di Slovenia che fanno parte dell’UI di Fiume, con un procedimento elettorale comune, con un sistema finanziario unitario, con finalità d’azione comuni”. Per quanto riguarda la presenza e votazione di Stancich alla seduta, egli conferma che “ci possa essere una specie di conflitto d’interesse”, ma torna a ribadire alcuni concetti e dice: “Nulla cambia rispetto a tutta la regolamentazione giuridica che è in vigore tutt’ora, il nostro è soltanto un passo avanti per arrivare al punto di riflettere assieme, coscientemente e creare un quadro giuridico che produca qualcosa che ci sta a cuore tutti: l’unitarietà della nostra Comunità italiana che vive in due stati”.

Claudio Stocovaz. Foto: Archivio
Claudio Stocovaz. Foto: Archivio