Continua la battaglia per veder riconosciuto il proprio diritto all'utilizzo della lingua italiana da parte di Giuseppe de Stena, cittadino italiano residente da anni nel capodistriano, che, dal 2017 ha aperto un contenzioso con il FURS per utilizzare l’italiano nei rapporti con l' ufficio delle imposte di Capodistria. L'ente, infatti, non intende riconoscere a De Stena il diritto di utilizzare la lingua italiana nello svolgimento delle pratiche poiché secondo l'interpretazione data dai suoi impiegati, si tratterebbe di un diritto che spetta solo agli appartenenti alla Comunità Nazionale Italiana.
"Dal Furs da quando sono residente in Slovenia non ho mai ricevuto nessuna comunicazione, nessuna risposta ai ricorsi fatti, in italiano. Solo documentazione in sloveno", conferma sconsolato De Stena.
Nonostante il coinvolgimento delle istituzioni delle minoranza italiana, tra le quali l'Unione Italiana, De Stena ha visto più volte rigettata la sua richiesta, poiché l’ufficio imposte continua a difendere la sua interpretazione. Un problema complesso, che riguarda non solo questo cittadino italiano ma tutti i residenti nel territorio bilingue.
"Si tratta di una questione di principio che riguarda non solo i cittadini italiani che qui risiedono ma tutti i cittadini europei", sottolinea, infatti, il presidente dell'Unione Italiana Maurizio Tremul che aggiunge che "per noi si tratta di difendere la nostra unitarietà, perchè riguarda direttamente tutti i connazionali che arrivano dalla Croazia e che vivono e lavorano qua e che quindi devono vedere anche loro riconosciuto il loro diritto ad utilizzare la lingua italiana".
Un diritto che è stato riconosciuto dal tutore dei diritti umani ed anche da quello del principio di uguaglianza, che lo considerano legato al territorio e non all'individuo; ma che a quanto pare non vale per il FURS, che tra l’altro nel monitorare l’appartenenza della CNI potrebbe anche utilizzare pratiche non ortodosse.
"Leggendo la documentazione che abbiamo ottenuto nei vari riscontri è emerso che fanno una verifica di chi è appartenente alla CNI", spiega Tremul e "questa verifica può essere sostanzialmente fatta soltanto accedendo agli elenchi elettorali particolari degli appartenenti alla comunità italiana e ungherese del Ministero dell'interno e se ciò effettivamente avvenisse sarebbe un fatto molto grave".
Un caso esemplare quello di De Stena per il quale continua la battaglia per il riconoscimento di un diritto che viene riconosciuto anche da una sentenza della corte europea. "Non ci resta che rivolgersi all'ispettorato della pubblica amministrazione affinchè faccia attuare la legge sul bilinguismo dal ministero delle finanze", concludono Tremul e De Stena.
Barbara Costamagna