Una collaborazione costante quella tra il CRS e l'autore che - dopo di quelli sui fiori e le piante dell'Istria e sui "lachi" dell'Albonese - presenta questa nuova monumentale ricerca dedicata alle piante spontanee commestibili. Un lavoro accattivante che unisce rigore scientifico all'utilizzo pratico in medicina ma anche in cucina.
Corredate da disegni e fotografie sono 72 le schede che descrivono la singola specie e che a fianco del nome latino ha la denominazione in italiano, croato, sloveno, romeno e tedesco nonché in quattro dialetti: istroveneto, istrioto, istro-croato e istro-romeno mentre un'attenzione particolare viene data all'aspetto culinario con il suggerimento di una ricetta per ogni pianta. "Una passione quella per le erbe e per la cucina, ereditata dalla mia mamma, che m'insegnava a raccoglierle e poi anche a prepararle", ha raccontato Pericin al quale - come ha detto - sono serviti tanti anni di ricerca e tanti sopralluoghi in giro per l'Istria. "L'obiettivo - ha aggiunto - era quello di portare la gente a riconoscere queste piante che abbiamo praticamente dimenticato, di riscoprire i loro valori naturali perché sono erbe che nutrono ma anche che sanano".
Accanto alla buona flora spontanea, Pericin dedica alcune appendici pure alle specie velenose, a quelle aromatiche e ai frutti selvatici mentre un capitolo è dedicato ai fichi ed in primo luogo ai nomi dimenticati delle numerose varietà di fichi istriani. "Un volume prezioso che collega la botanica all'arte, alle tradizioni, alla dialettologia ma anche ad altri aspetti della quotidianità quali la cucina", ha affermato il direttore del CRS, Raul Marsetič mentre Paola Delton, che cura la collana degli Atti, ha sottolineato la polivalenza del lavoro che è adatto agli esperti ma anche ai camminatori della domenica, agli escursionisti, ai giovani e agli amanti della cucina tradizionale e salutistica. Un'opera che a Dignano è stata salutata da un folto pubblico giunto da varie parti dell'Istria e tra il quale c'erano numerose autorità, dal console Bradanini, al sindaco Pastrovicchio, e poi i vertici della Regione istriana, dell'Unione italiana, dell'Università popolare di Trieste. Tutti hanno riconosciuto il grande valore dell'opera di Pericin come pure il grande lavoro del Centro di Ricerche storiche che con simili pubblicazioni - si è sentito dire - supera la sfera della ricerca storica e anche quella legata alla componente italiana e si afferma come depositario del ricco patrimonio istriano.
Lionella Pausin Acquavita