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"Con Slovenia e Croazia lavoriamo ogni giorno per costruire nuovi percorsi di pace e di speranza". Così il presidente Sergio Mattarella, che nel suo intervento al Quirinale dopo alcuni sentiti passi che hanno fatto riferimento al tragico e sofferto passato ha decisamente puntato al futuro. "Rinnovare la memoria è un obbligo", ha affermato e riferendosi alle testimonianze sentite nell'occasione ha aggiunto: "Si coglie anche in chi ha vissuto la tragedia dell'esodo e delle foibe un forte ammonimento per la pacificazione e la riconciliazione". "Apprezziamo gli sforzi profusi dagli storici dell'una e dell'altra parte per arrivare ad una memoria condivisa ma dove questo non fosse facilmente conseguibile -e a volte non lo è- dobbiamo avere la capacità di compiere gesti di attenzione, di dialogo, di rispetto", ha detto il Capo dello Stato. Egli ha esortato "ad ascoltare le storie degli altri, a mettere in comune le sofferenze e a lavorare insieme per guarire le ferite del passato". Questo lo spirito con il quale, nel 2020, lui e l'ex presidente sloveno Borut Pahor hanno reso omaggio alla foiba di Basovizza e al monumento dei giovani sloveni trucidati dai fascisti. "Se ci si pone dalla parte delle vittime, dei defraudati, dei perseguitati la prospettiva cambia e si rende valore al percorso di reciproca comprensione", ha detto Mattarella non mancando di rivolgere un messaggio alle giovani generazioni che hanno dimostrato di saper trasformare le differenze in opportunità. "Non deludiamoli, ma esortiamoli a continuare con coraggio sulla strada della pace, del dialogo, dell'integrazione e dello sviluppo", ha concluso il presidente italiano.
Nel corso della cerimonia, intercalata dalla musica dell'Orchestra d'archi del Conservatorio "Giuseppe Tartini" di Trieste e da brani del libro "Le foibe spiegate ai ragazzi" di Greta Sclaunich, sono state sentite le testimonianze di Egea Haffner che, immortalata nella foto della bambina con la valigia di cartone, è diventata il simbolo dell'esodo e di Giulio Marongiu, esodato a Fertilia e ritornato a Pola, sua città natale, dopo 77 anni a bordo dell'imbarcazione Klizia.
Vanno segnalati senz'altro pure gli altri interventi. Quello di Davide Rossi che in rappresentanza della Federazione delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati ha ricordato "il dovere di una ricompensa morale per la dignità dimostrata". Citando la questione dei beni abbandonati ha esortato la ripresa dei lavori del tavolo di coordinamento governo-esuli, ma anche la finalizzazione del Museo del Ricordo. Il ministro degli esteri Antonio Tajani che ha elencato una serie di fatti concreti legati alle foibe e all'esodo ha precisato: "Slovenia e Croazia non hanno alcuna colpa di quanto successo; entrambi sono nostri partner amici e vicini con i quali cerchiamo di costruire un'Europa salda e unita, tutti impegnati nell'integrarvi i Balcani occidentali". Il professore Egidio Ivetich ha concluso il suo excursus storico sottolineando che "le tragedie del Novecento sul confine orientale non hanno avuto né vinti né vincitori, ma solo perdenti".
(lpa)