”Un webinar che tocca tematiche importanti”, ha detto Alice Engl dell’Istituto sui diritti delle minoranze di Eurac Research introducendo la presentazione on-line dello studio dedicato alle comunità di italiani nell'Europa sudorientale ed alla loro situazione economica e culturale, con uno sguardo particolare al ruolo delle donne ed a un loro sviluppo sostenibile.
Marco Abram di 'Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa/Centro per la Cooperazione Internazionale' si è concentrato sulle sette comunità degli italiani operative tra Bosnia Erzegovina, Slavonia e Moslavina ripercorrendo la particolare storia di questi gruppi dalla fine dei conflitti degli anni Novanta fino ai giorni nostri; focalizzandosi anche sulle rappresentazioni identitarie di queste realtà, che sono state comparate tra di loro. Comunità nelle quali convivono lingue e dialetti diversi, con una leggera crescita dell'utilizzo dell'italiano negli ultimi anni, tanto che ormai si può parlare di attività bilingui. Il dialetto stenta invece a farsi strada all'interno della loro proposta culturale, sebbene ci sia invece una riscoperta del proprio passato di migranti da Trento e Belluno. Queste associazioni, ha concluso Abram, promuovono un'immagine di sè plurilinguistica e stanno cercando di costruire una memoria condivisiva, incentrata sulla realtà locale e poco orientata verso una visione europea.
Alexandra Tomaselli dell''Istituto sui diritti delle minoranze di Eurac Research' ha parlato dello sviluppo economico e culturale in una serie di comunità tra le quali quelle presenti in Moslavina e Salvonia, che fanno riferimento all'Unione Italiana. La ricercatrice ha osservato, in molte di queste, un declino dell'uso sia dell'italiano standard sia dei dialetti, anche se la lingua di Dante resti molto amata. Fondamentale il ruolo delle donne nella gestione delle diverse comunità e nella trasmissione della lingua e della cultura italiana. Grandi spazi di investimento vengono inoltre idividuati da tutti gli attori coinvolti, a partire, però da quelli che sono i canali tradizionali di approvvigionamento e gestione.
Si è poi parlato di turismo delle radici per rafforzare i legami di queste comunità e non solo con l'Italia e con i luoghi di provenienza dei propri antenati. A tal fine si sta lavorando per venire incontro alle particolari necessità di questi gruppi al fine di portare avanti anche un discorso di public diplomacy.
Barbara Costamagna