Sono giornate dure. Pesanti. Inutile che lo dica. Lo sappiamo tutti. Dalla pandemia di Covid-19, che sembra affievolirsi, non ne usciremo migliori di come eravamo. Come forse qualcuno si aspetta. Ne usciremo esibendo, con narcisistica soddisfazione, il peggio del peggio. Ne sono convinto, anche perché si stanno già profilando i presupposti. Vediamoli, questi presupposti, limitandoci soltanto al nostro piccolo mondo. Qualche giorno fa un anonimo ascoltatore di radio Capodistria scrive alla Garante dei radioascoltatori e telespettatori della Radiotelevisione slovena, per dirle che la nostra emittente dà troppo spazio alle misure intraprese dal governo Janša per arginare la pandemia e poco alle critiche nei suoi confronti. La tutrice dei radioascoltatori si è tenuta in obbligo di effettuare le sue verifiche e naturalmente non ha riscontrato alcuna tendenziosità nel lavoro fatto dai giornalisti di radio Capodistria. Come consuetudine, abbiamo dato spazio un po’ a tutti e non ci siamo schierati, come qualcuno vorrebbe che facessimo, a priori e a prescindere, su linee ideologiche che secondo me dovrebbero restare fuori dal lavoro giornalistico. L’autonomia del lavoro giornalistico è stata difesa, recentemente, anche dalla dirigenza della RTV Slovena, che ha reagito, giustamente, alle dure insinuazioni e pressioni del governo Janša nei confronti dei giornalisti della radiotelevisione pubblica.
E’ però anche vero che la stessa dirigenza non perde un’occasione per fare indebolire l’organico giornalistico della nostra emittente. Sta succedendo anche in queste ore, come sapete, con l’ ennesima beffa al nostro programma, con la mancata assunzione che ci era stata promessa. Ricordiamolo, una volta per tutte: l’autonomia e la repressione giornalistica iniziano proprio dalle assunzioni o dai tagli degli organici delle testate giornalistiche. Ma qui stiamo già entrando in un’altra pandemia.

Buona giornata del lavoro.

Aljoša Curavić

Radio Capodistria Foto: Radio Capodistria/Alan Radin
Radio Capodistria Foto: Radio Capodistria/Alan Radin