La continuazione della seduta pisinese del 28 febbraio scorso è stata caratterizzata da un dibattito vivace e costruttivo durato più di tre ore e che ha potato alla fine a chiari e precise indicazioni che andranno elaborate un'altra volta dal Comitato per lo statuto per venir votate- come ha detto il presidente dell'Assemblea Paolo Demarin - verso la fine del mese. La maggioranza dei consiglieri si è dunque espressa a favore della cassazione del voto diretto per l'elezione dei presidenti di Giunta esecutiva ed Unione italiana, quest' ultima funzione viene eliminata e si ritornerà a due presidenti: quello dell'esecutivo e quello dell'Assemblea che allo stesso tempo diventa presidente UI. Ma ieri sera a Buie il dibattito è stato incentrato in primo luogo sul numero dei consiglieri della futura Assemblea. Vincolati dai suggerimenti emersi nei numerosi dibattiti pubblici e da un sondaggio assembleare che raccomandava la diminuzione ma al contempo garanzia di rappresentatività a tutti e 51 sodalizi, i consiglieri non hanno avuto grande spazio di manovra ed hanno accolto la proposta elaborata dal piranese Dyego Tuljak che -in base al numero dei soci- ripartisce alla CI da 1 a 3 consiglieri arrivando ad un numero complessivo di 62 ovvero 13 in meno rispetto agli attuali 75. Proposta che ha suscitato qualche malcontento tra i rappresentanti delle Comunità maggiori ma allo stesso tempo difesa da quelli di altri sodalizi, che pur vedendosi ridurre il numero di rappresentanti sono stati solidali con quelli minori. Da segnalare il tentativo di alcuni consiglieri come Gaetano Benčić o Gianclaudio Pellizzer che hanno caldeggiato cambiamenti più radicali riproponendo l'idea di un'Assemblea di 35 persone elette in un'unica circoscrizione o quella di Maurizio Tremul che tra le varie soluzioni ne proponeva una con 25 consiglieri, 5 per consulta territoriale. Alla fine, è mancato il coraggio per quel salto di qualità, quella riforma strutturale auspicata da una parte dell'Assemblea e anche - si è capito- dal deputato italiano al Parlamento di Lubiana Felice Žiža che seguendo il dibattito ha detto: "I tempi non sono ancora maturi, ma sono convinto che pian piano ci arriveremo". Sulla stessa lunghezza d'onda pure il deputato italiano e vicepresidente del Sabor Furio Radin secondo il quale l'abbandono del voto diretto è un passo indietro, ma alla fine sono i consiglieri a decidere se questo è un bene o un male.
Lionella Pausin Acquavita