Quali sono le novità principali incluse nelle proposte di modifica?
“Premetto che il lavoro del Comitato è stato notevole e che se anche ognuno di noi ha idee e visioni proprie sull'argomento ci siamo attenuti esclusivamente alle indicazioni scaturite dai dibattiti che si sono svolti nelle Comunità e a quelle emerse in Assemblea con incluso il sondaggio realizzato a dicembre, con alla base di tutto – naturalmente - la Legge sulle associazioni in Croazia. Dalle discussioni è emerso che i connazionali vogliono un Unione italiana più efficace e snella, con meno consiglieri e meno organi rappresentativi. In quest’ultimo caso il sondaggio ha fatto capire che bastano due presidenti e non ne servono tre come fino adesso. Dunque, un presidente della Giunta esecutiva ed una persona soltanto per le cariche di presidente dell’Assemblea che diventa anche presidente dell’Unione italiana”.
Presidenti che vengono nominati dall’Assemblea. Si cancella dunque il voto diretto, a suffragio universale per le due massime funzioni?
“Siamo partiti dall’ unificazione delle due funzioni e dalla constatazione logica che il presidente dell’Assemblea - che poi diventerebbe anche presidente UI - venga eletto dall’ Assemblea; non ha senso farlo eleggere con il voto diretto. Un po’ come i presidenti dei Parlamenti che vengono nominati dai parlamentari. Questa questione non è stata posta concretamente nel sondaggio a cui hanno risposto tutti i consiglieri presenti alla seduta del 7 dicembre scorso a Buie, dove comunque è emersa chiara la volontà di arrivare a due funzioni rappresentative come pure quella di far eleggere dall’Assemblea il presidente della Giunta esecutiva”.
In pratica un ritorno al passato?
“Forse è un ritorno al passato ma se - come è stato detto a Pisino - noi siamo una federazione di associazioni, allora la federazione ovvero l’assemblea in cui siedono i rappresentanti di tutte le Comunità degli italiani dovrebbe eleggere i propri rappresentanti. Dobbiamo ricordare che i singoli consiglieri rappresentano i singoli sodalizi ed il corpo elettorale che li ha eletti e che ha delegato a loro la gestione dell’Unione italiana. Dobbiamo inoltre partire dal concetto che l’Assemblea è l’organo più alto, più importante dell’Unione italiana e allora è giusto che questo organo elegga il proprio presidente in rappresentanza degli italiani di Slovenia e Croazia”.
Nel corso del dibattito pisinese, però, alcuni consiglieri hanno difeso il voto diretto.
“Una piccola minoranza visto che si è trattato di uno o due interventi. Comunque, torno a ricordare che la nostra soluzione si rifà alle indicazioni dell’Assemblea, Assemblea che è sovrana e che deciderà se cambiare o mantenere lo status quo”.
La legge croata stabilisce i criteri di adesione dei soci all’Associazione. L’ UI ha soci ed elettori che risiedono in due stati. Come avete regolato la questione?
“Per chiarire va detto che la preposta normativa croata dice che il socio di un’associazione è colui che oltre a fornire i dati anagrafici (nome e cognome, data di nascita, luogo di residenza) deve avere pure il numero identificativo personale ovvero il cosiddetto OIB. Tutti questi dati sono necessari anche per esercitare il diritto di voto attivo e passivo. La Legge però indica che può aderire all’associazione pure un altro ente o istituzione e perciò l’idea è quella di far associare le Comunità degli italiani presenti sul territorio sloveno all’Unione italiana di Capodistria, e quindi l’UI con sede a Capodistria si associa all’Unione italiana di Fiume. Con questo escamotage dunque tutti hanno diritto di eleggere e di venir eletti. Questa soluzione ha ottenuto luce verde pure da alcuni pareri legali ai quali abbiamo sottoposto il problema. Comunque, voglio ricordare che è nostra intenzione sottoporre il documento al competente ufficio per l’amministrazione e ottenere un riscontro positivo, prima che l’Assemblea approvi il testo definitivo dello Statuto. Si tratta di questioni delicate e la legge in materia è strana poiché può succedere che un documento approvato a Zagabria non lo sia a Fiume o a Spalato”.
Tra le novità c’è pure quella della data fissa con elezioni la terza domenica di settembre.
“Abbiamo visto che il vecchio ordinamento non soddisfa le esigenze delle CI e dei nostri soci. Le elezioni avvengono in piena estate quando i sodalizi sono più o meno chiusi, i soci sono in ferie o lavorano perché impegnati nel settore turistico. Diventa difficile portarli in Comunità a votare. Perciò reputiamo che sarebbe meglio spostare la consultazione a settembre. In quel mese riprendono le attività, riaprono le scuole, non si è più oberati con la stagione turistica e dunque perciò abbiamo optato per la terza domenica di settembre. Un’altra idea era quella di anticiparle a maggio ma questa possibilità è stata, per varie ragioni, respinta dai vari contatti che abbiamo avuto”.
Lo scoglio maggiore era e rimane quello del numero dei consiglieri dell’Assemblea UI?
“Sì, questo è veramente uno dei maggiori problemi. Ora ci sono 75 consiglieri ripartiti in base ai dati del censimento del 1991 che sicuramente non sono più reali. Come ho già rilevato la legge stabilisce che sono soci ordinari quei cittadini che hanno fornito dati e OIB, ma non tutti i soci delle Comunità lo hanno ancora fatto. Perciò ci sono elenchi dei soci ed elenchi elettorali incompleti che ci impediscono di definire il numero dei futuri consiglieri. Inoltre, il nostro sondaggio ha dimostrato pure che tutte le 51 Comunità degli italiani devono essere rappresentate in Assemblea. Trovandoci davanti gli elenchi del 2018 in comitato abbiamo constatato che le realtà dei singoli sodalizi sono differenti e che non sarebbe corretto garantire la medesima rappresentanza ad una CI con poche decine di soci ugualmente a quella che ne ha migliaia. Perciò abbiamo elaborato alcuni modelli che in base al numero degli iscritti garantiscono da uno a tre consiglieri rendendoci alla fine conto che non si cambia di molto e che si resta sempre sulla settantina di consiglieri”.
Circola da tempo l’idea di un’Assemblea di 35 persone elette in un'unica circoscrizione. È stata cassata? Non siamo ancora maturi?
“Io sarei più che d’accordo, ma credo che i tempi non siano ancora maturi. Sono soprattutto le cosiddette piccole Comunità che respingono questa opzione ritenendo che senza un proprio rappresentante in Assemblea si troverebbero esclusi, emarginati. Dunque, in questo momento credo che questa non sia una proposta che otterrebbe la maggioranza necessaria”.
Come intendete procedere?
“Alla seduta dell’Assemblea convocata per mercoledì 9 marzo a Buie si continuerà a discutere sulla bozza che abbiamo proposto. A Pisino non siamo riusciti a sentire alcune riflessioni, tra le altre quelle del presidente Tremul, che ascolteremo in questa occasione e vedremo poi quali saranno gli indirizzi che i consiglieri accoglieranno. La mia speranza è che si arrivi a decisioni concrete. Come ho detto già a Pisino tutti hanno qualche proposta e nessuno è soddisfatto ma alla fine bisogna capire che non si può accontentare tutti anche perché il mondo CNI è molto variegato”.
Lei è ottimista? Crede che ci saranno cambiamenti sostanziali in questo mandato?
“Se l’assemblea deciderà di sostenere questa bozza, riusciremo a farlo”.
Lionella Pausin Acquavita