"Istruzione, amministrazione e mass media" sono questi i tre settori nei quali c'e' ancora molta strada da compiere nell'applicazione delle norme sull'uso delle lingue minoritarie. Lo svela l'ultimo rapporto del Comitato di esperti che valuta l'attuazione, nei singoli paesi, della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie. Così l'ultima analisi rivela che Zagabria dovrebbe fare di più per migliorare l'insegnamento nelle lingue dei gruppi etnici poiché l'istruzione a seconda dei modello A, B e C manca di continuità tra i diversi livelli d' istruzione. Ricordiamo che il livello A -ovvero quello in cui l'insegnamento è effettuato in toto nella lingua minoritaria- è riservato alla sola Comunità nazionale italiana e in parte a quella serba, il modello B prevede scuole bilingui mentre il C include da due a cinque ore settimanali di lingua e cultura minoritaria. Modello quest' ultimo che interessa le lingue ceca, ungherese, rutena, slovacca, ucraina, rumena, il tedesco, l'istro-rumeno e lo sloveno. "In alcuni casi la lingua minoritaria viene insegnata per solamente due ore a settimana, il che è chiaramente insufficiente" rileva il rapporto arrivato da Strasburgo nel quale si evidenzia il manifesto interesse per lo studio dell'italiano pure in aree non ufficialmente bilingui, un interesse che naturalmente- si fa capire- andrebbe assecondato come andrebbe urgentemente introdotto in Istria lo studio dell'istro-rumeno che rischia l'estinzione.
Tra le altre raccomandazioni quella di allargare il concetto di lingua ufficiale in tutte le municipalità in cui vive un numero sufficiente di parlanti l'idioma minoritario mentre ne andrebbe stimolato l'uso nelle imprese e aziende pubbliche come pure negli organi dell'amministrazione locale, regionale e statale. "Sebbene alcune lingue, come l'italiano, siano presenti nella sfera pubblica, anche altre parlate dovrebbero essere rese più visibili e più utilizzate.
Per quanto riguarda i mezzi d'informazione si lamenta poca presenza delle lingue minoritarie nelle piattaforme multimediali e in televisione. I programmi offerti dalla tv di stato hanno durata limitata e non garantiscono presenza pianificata e regolare di tutte le lingue. Le autorità croate hanno tempo di prendere provvedimenti e migliorare la situazione entro la primavera del 2023, quando ci sarà una nuova supervisione degli esperti del Consiglio d'Europa.
Lionella Pausin Acquavita