“Mi dissocio dalle scelte politiche che invece di portare beneficio alla Comunità nazionale italiana alimentano un clima ostile nei nostri riguardi” scrive Maurizio Tremul in un lungo comunicato nel quale illustra le ragioni del proprio dissenso nei confronti del parlamentare italiano che - ricordiamo - ha firmato con il premier Janša un accordo che prevede la realizzazione di una serie di progetti e iniziative a favore della CNI. Žiža avrebbe sbagliato a non rendere pubblico l’accordo e di non aver reso partecipi le istituzioni della minoranza. “Una scelta che favorisce il diffondersi di dubbi e sospetti” dice Tremul e soffermandosi ampiamente sul ruolo del deputato al seggio specifico spiega che Žiža è stato eletto per rappresentare alla Camera di stato gli interessi, i bisogni e necessità della Comunità italiana, ma nelle sue scelte e decisioni politiche deve perseguire il bene comune di tutti. “Scelte politiche che non sono state oggetto di discussioni pubbliche né tra i connazionali, né nelle preposte organizzazioni della Comunità” sostiene ancora il presidente dell’UI auspicando “l’istituzione di un processo decisionale maggiormente condiviso anche con l’organizzazione di regolari consultazioni tra la CAN Costiera, l’Unione Italiana e il deputato della Comunità Nazionale Italiana alla Camera di Stato della Slovenia”. Esprimendo preoccupazione per il clima di diffidenza, incomprensione e strumentalizzazione nei confronti della CNI, Tremul ricorda le richieste per la riduzione dei diritti alle minoranze, la messa in discussione dell’autoctonia come quella del seggio specifico. “Sono vecchi mantra della destra che oggi sono ripresi anche da altri” afferma ancora Tremul e conclude: “Nell’attuale contesto non è interesse della destra cavalcare queste richieste, essendo decisivo, l’ago della bilancia, il voto dei deputati delle Comunità Nazionali ma non è detto che non tornerà ad esserlo in futuro nel caso di una forte vittoria elettorale del centro-destra alle prossime elezioni politiche che le consentirebbe di non dover più fare affidamento sui due voti minoritari”.
Lionella Pausin Acquavita