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L'omo da geiri, l'uomo di ieri, così si definiva in alcuni suoi versi Giusto Curto, nostalgico cantore di una "Rovigno com'era", morto sulla soglia degli ottant'anni il 31 maggio 1988, trent'anni fa. E puntualmente lo ha ricordato la Comunità degli italiani rovignese, che lo ha visto per tanto tempo attivo nella compagnia filodrammatica, per la quale ha anche scritto molti pezzi teatrali, tutti ispirati alle tradizioni popolari e ambientati nella Rovigno di inizio Novecento. Testi ora riuniti in un nuovo volume curato dalla "Pino Budicin", che fa seguito ad una precedente raccolta allestita dalla stessa Comunità, omaggio ad un autore che ha saputo arrivare alle corde profonde dell'anima rovignese, e a fare dell'antico dialetto istrioto di Rovigno strumento di poesia. Sebbene meno dotato del suo concittadino Ligio Zanini, Giusto Curto occupa un posto di rilievo nella sfera culturale rovignese e più in generale nella produzione letteraria degli italiani dell'Istria e di Fiume, come testimoniano anche i numerosi riconoscimenti ottenuti al Concorso d'arte e di cultura Istria Nobilissima, e la pubblicazione nel 1983 di un volume antologico di liriche nella collana Biblioteca Istriana, edita dall'Unione italiana e dall'Università popolare di Trieste.In suo onore, a Rovigno, nei prossimi giorni è in programma un'altra iniziativa: sabato, al Teatro Gandusio, andrà in scena uno spettacolo multimediale a cura di Elio Velan, occasione anche per visitare, all'interno del teatro, la mostra che ha dedicato a Giusto Curto il fotografo Virgilio Giuricin sul tema suggestivo dei camini, quale espressione tipica di Rovigno e dell'Istria. (o.r.)
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