Foto: MMC RTV SLO/Archivio personale)
Foto: MMC RTV SLO/Archivio personale)

“Insoddisfatto ma non sorpreso”. Il deputato CNI Felice Žiža commenta così la risposta di Poklukar e spiega che già all'incontro di febbraio il ministro aveva più volte accennato alla parte finanziaria dell’operazione. “Eravamo in attesa di questa risposta scritta che è arrivata con un po’ di ritardo rispetto ai termini stabiliti”, aggiunge Žiža e, spiegando che le cose erano già chiare alla riunione di febbraio, annuncia l’intenzione di rivolgersi alla Corte costituzionale. “Sono in contatto con la CAN Costiera, con il presidente Scheriani e anche con i colleghi magiari poiché è chiaro che dovremmo trovare un avvocato del settore che porti avanti la nostra causa, bisognerà coinvolgere più di qualche nostro connazionale poiché è importante che la denuncia parta proprio dalla base “, racconta il deputato al seggio specifico rilevando di voler procedere il prima possibile, in maniera corretta e in modo “di avere la maggiore possibilità di successo anche perché- dice- sappiamo che la Corte costituzionale, a volte, è un ostacolo difficile da superare”. Žiža, comunque, ripone molta fiducia nell’ articolo 11 della Costituzione che definisce chiaramente la lingua italiana ufficiale e paritetica alla lingua slovena nei territori nazionalmente misti ma è consapevole che poi alla fine il verdetto dei giudici potrebbe essere negativo. “Dobbiamo fare di tutto affinché ciò non avvenga e affinché ci venga data ragione”, afferma ancora Žiža che, invitato a commentare l’ottimismo espresso a seguito dell’incontro avuto con Poklukar a febbraio, dice: “Il ministro sembrava ben disposto ma era emersa subito la difficoltà del finanziamento e quindi il ritiro delle carte d’ identità già emesse e i costi esageratamente elevati per la ristampa di tutti i documenti; ora – dalla risposta avuta- abbiamo visto che queste spese superano complessivamente i 15 milioni di euro e che il ministero non ha questi fondi a disposizione e che non può venirci incontro in alcun modo, perciò non ci rimane altra soluzione che la Corte costituzionale”.

(lpa)