Dopo la prima giornata che si è svolta a Trieste, è stata Fiume ad ospitare il secondo appuntamento che ha visto esponenti del mondo degli esuli e della minoranza italiana in Istria, Fiume e Dalmazia confrontarsi in un dibattito franco ed appassionato sulla possibilità di creare i presupposti, soprattutto culturali, per un ritorno nelle terre di origine in particolare dei figli e dei nipoti delle persone che hanno appunto vissuto l’esodo. Tutto ciò per recuperare i valori della presenza italiana in queste terre ed avviare, parzialmente un’azione “riparatrice” delle fratture causate dalle vicende della diaspora, cercando perlomeno di salvare la cultura, le tradizioni e l’identità della componente italiana. Al termine dei due giorni di dibattito è stato inoltre approvato un documento programmatico contente appunto delle tesi per questo “ritorno culturale”, come ci ha spiegato uno degli organizzatori del convegno, Ezio Giuricin: “Sì, naturalmente sono progetti e proposte forse anche un attimino ambiziose, che avranno bisogno di un quadro di concretizzazione molto articolato. Però bisogna partire da delle idee e delle proposte; noi le abbiamo lanciate con delle conclusioni che abbiamo approvato. Sul piano politico si parla di una serie di possibilità, di stimolare governi, parlamenti e soprattutto istituzioni internazionali ad approvare delle convenzioni internazionali o delle leggi a livello nazionale, che favoriscano, incentivino e proclamino il diritto al ritorno, per quelle popolazioni che hanno subito delle profonde fratture culturali e storiche, come esempio la nostra con l’esodo. Si tratta del diritto ritorno, riconosciuto già adesso da una serie di importanti convenzioni internazionali. Non dimentichiamoci che lo stesso statuto della Regione istriana, articolo 33, riconosce il diritto al ritorno e dunque a livello politico riteniamo che si possono fare degli importanti passi avanti”.
Davide Fifaco