Anche se non ha registrato i risultati di due venerdì fa le associazioni che tutelano i consumatori si dicono soddisfatte dell'astensione dagli acquisti e dalla compattezza dimostrata dalla cittadinanza.
Nonostante gli inviti di allargare la protesta a bar, ristoranti, compere on line e altri servizi, ieri è stato speso un 15 per cento in più rispetto al 24 gennaio, ma comunque l'agenzia delle entrate segnala un 30 per cento in meno di scontrini emessi con un calo degli incassi del 40 per cento.
"Stiamo ora valutando gli ulteriori passi da intraprendere", dicono gli organizzatori che esortano al boicottaggio settimanale di alcune catene della grande distribuzione e a quello di alcuni precisi prodotti. Ora- comunque- l'attenzione sembra passare al monitoraggio dell'osservanza del rispetto dei nuovi prezzi stabiliti dal governo.
Entrato in vigore oggi, infatti, il decreto sull' importo massimo per una settantina di prodotti alimentari. Stabilito il costo di olio, latte, zucchero, farina, uova, alcuni tipi di carne e formaggi ma anche limoni, mele, carote, cioccolato, pasta e altro ancora che rimarrà congelato fino al primo giugno prossimo.
L' esecutivo assicura che questo termine è indicativo e che a seconda della situazione potrà venir prorogato. Intanto, oltre che a prevedere nuove stangate e rialzi proprio con l'avvio della stagione estiva, gli esperti avvertono che senza interventi sistematici il caroprezzi -dovuto alla poca concorrenzialità, all' IVA che è tra le più alte in Europa e alle importazioni di tutto - non potrà essere risolto.
Avvisano inoltre che un boicottaggio prolungato potrebbe avere conseguenze devastanti sull'economia del paese. Un calo dei consumi personali che sono uno dei principali motori del sistema potrebbe - dicono- ridurre il PIL, influire sulla crescita e provocare recessione.
(lpa)