La Croazia diventa, dunque, il 27esimo stato dell’area Schengen. Una decisione che il Paese ha atteso con un ottimismo accompagnato comunque da una certa cautela, dovuta forse anche al coinvolgimento di Bulgaria e Romania sulle quali, come si è visto, alla fine non c’è stato consenso. Unanime invece il “sì” all’adesione di Zagabria. E che non ci sarebbero stati intoppi dell’ultima ora, anche dopo i precedenti pareri favorevoli degli altri organismi UE, lo si era capito già in mattinata con le dichiarazioni rilasciate prima del dibattito dai ministri degli Interni dell’Unione. Germania, Francia e altri, ma soprattutto Austria, unanimi nell’appoggio alla Croazia che dal primo gennaio prossimo, finalmente, sarà unita alla grande famiglia europea. Scompariranno i valichi ai confini croato-sloveni e croato-ungheresi e la frontiera esterna dell’UE si trasferirà lungo i 1.350 chilometri che separano il paese da Serbia, Bosnia Erzegovina e Montenegro. Lunga è stata la strada per arrivare a questo importante traguardo. La Croazia ha presentato richiesta di adesione nel 2016 e da allora ha dovuto attuare centinaia di raccomandazioni, rispettare e adeguarsi ai rigidi criteri dettati da Schengen, diventati ancora più rigorosi con il problema dell’immigrazione clandestina. Soddisfatte le aree di confine e in primo luogo l’Istria che torna ad avere quella continuità territoriale interrotta trent’anni fa. Dalla riunione di Bruxelles va ancora ricordato che nei verbali verranno aggiunte due dichiarazioni siglate unilateralmente da Lubiana e Zagabria e relative all’arbitrato sui confini. Come riporta l’agenzia di stampa slovena STA, nel documento sloveno si rileva che la delimitazione delle frontiere è stabilita dalla sentenza arbitrale che è definitiva e va rispettata. Nel documento croato invece si legge che l’arbitrato non è valido poiché viziato da irregolarità.
Lionella Pausin Acquavita