Il ministero degli Esteri ucraino ha annunciato che il grano potrebbe essere entro breve distribuito al di fuori dei confini europei attraverso i porti croati presenti sul mare Adriatico, dove verrà trasportato utilizzando la via fluviale del Danubio per poi essere trasferito con il treno dall’interno della Croazia sulla costa. Questo lunedì, infatti, è stato siglato un accordo tra i due paesi durante l’incontro tra il ministro Dmytro Kuleba e il suo omologo croato Gordan Grlić Radman, che avrebbe messo a disposizione i porti croati agli ucraini per l'esportazione del grano.
In questo modo l’Ucraina tenterà di raggirare il blocco russo del Mar Nero e anche le difficoltà che si stanno registrando nel trasporto via terra, visto che alcuni paesi come la Polonia stanno di fatto boicottando l’arrivo del grano ucraino all’interno dei confini dell’Unione europea per il timore che l’importazione di grandi quantità di grano dal paese in guerra possa far calare il suo prezzo sul mercato europeo, danneggiando gli agricotori locali.
Sono migliaia le tonnellate di grano che si ritrovano stipate nei granai ucraini, dopo che la Russia si è ritirata dall'accordo per le esportazioni raggiunto a luglio dello scorso anno a Istanbul, e di queste ben 180mila tonnellate sono state distrutte dalle forze armate russe nell'arco di nove giorni a luglio, hanno fatto sapere da Kiev.
L’intesa, di non facile realizzazione per questioni logistiche, fa seguito alle ipotesi già circolate nei mesi scorsi circa un possibile utilizzo di scali e infrastrutture ferroviarie europee. Nei giorni scorsi, tra l'altro, l’Associazione ucraina del grano aveva proposto un aumento delle esportazioni attraverso i cosiddetti “corridoi di solidarietà” proprio verso i porti europei, con successiva spedizione verso Paesi terzi. Tra questi comparivano oltre al porto di Fiume anche quelli di Capodistria e Trieste.
''Dobbiamo mettere fine agli Hunger Games russi e garantire adesso la sicurezza alimentare globale'', è stato twittato dal ministero degli Esteri ucraino poco dopo la stipula dell'accordo.
Barbara Costamagna