La Cimos, che produce componenti per l'industria automobilistica, annuncia la chiusura del suo reparto di Albona, uno dei tre in Istria. Lo ha reso noto alla stampa il fiduciario aziendale del Sindacato dell'Istria, del Quarnero e della Dalmazia Darko Vidmar, precisando che alla base della drastica decisione sono le basse retribuzioni e il lavoro a turni. Ai concorsi per l'assunzione di nuovo personale le domande scarseggiano, per cui venendosi a trovare a corto di manodopera la direzione della Cimos ha deciso di chiudere il suo reparto di Albona. Finora i buchi di personale venivano coperti con l'importazione di manodopera dall'estero. Infatti risulta che su 115 dipendenti occupati nella produzione diretta, una cinquantina provengono dalla cittadina serba di Kikinda. La chiusura della fabbrica, o meglio il suo trasferimento altrove, non comportera' necessariamente il licenziamento delle maestranze. Infatti, come concordato alla riunione della direzione aziendale assieme ai sindacati, una parte dei macchinari verra' smantellata per venir trasferita in Serbia e i dipendenti di Kikinda praticamente lavoreranno a casa. Le altre macchine invece verranno trasferite nei reparti della Cimos a Pinguente e a Rozzo dove sara' offerta un'occupazione ai lavoratori albonesi che quindi diventeranno pendolari. "Per gli operai che non accetteranno il trasferimento", cosi' Darko Vidmar a capo della sezione aziendale del sindacato dell'Istria, del Quarnero e della Dalmazia, "praticamente scattera' la rescissione del contratto collettivo nel quale appunto e' prevista la possibilita' di trasferimento negli altri centri produttivi dell'azienda all'interno del paese". La fabbrica albonese chiudera' definitivamente i battenti il 15 gennaio prossimo. La Cimos, lo ricordiamo, conta circa 4 mila dipendenti di cui un migliaio occupati nei reparti produttivi in Istria e gli altri nelle fabbriche in Slovenia, Bosnia ed Erzegovina e Serbia.
Valmer Cusma