800 licenziamenti al giorno. Dal 16 marzo in qua 12 mila croati sono rimasti senza lavoro, 400 mila sono a regime di salario minimo. Si accavallano nel paese le testimonianze di artigiani e piccoli imprenditori che senza entrate chiudono l’attività. Aumentano le preoccupazioni di chi senza lavoro non può pagare affitto, luce, gas e altre bollette. Tutti guardano con grandi speranze al nuovo, secondo pacchetto salva economia preparato dal governo e che prevede lo stanziamento di ulteriori 45 miliardi di kune, oltre l’11 per cento del Prodotto interno lordo. Misure volte a garantire liquidità e mantenere i posti di lavoro e che sembrano ben accolte dai partner sociali e dagli imprenditori. In ginocchio il settore turistico dove ai 4 mila licenziamenti registrati qualche giorno fa ne seguiranno sicuramente altri visto il perdurare della chiusura di alberghi e ristoranti. “Quest’ultimi- spesso a conduzione famigliare- riusciranno a sopravvivere alla crisi solo interrompendo gli obblighi verso lo stato” ci racconta il proprietario di una pizzeria umaghese che saluta intanto le misure di solidarietà adottate dall’amministrazione cittadina di Umago che ha ridotto i salari del personale del comune e in generale dei dipendenti del settore pubblico di competenza locale. E riferita alla solidarietà e alla conservazione dei posti di lavoro va segnalata pure l’iniziativa dell’azienda Valamar, leader del turismo istriano. Al fine di mantenere tutti i 2 mila 800 dipendenti, i proprietari hanno rinunciato al profitto, diminuito del 30 per cento le paghe dei dirigenti mentre agli operai sarà garantita un’aggiunta al salario minimo assicurato dallo stato.
Lionella Pausin Acquavita