Foto: Reuters
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Sono 3 milioni e 770 mila gli elettori che hanno diritto di voto in questa tornata elettorale e che potranno esprimere la loro preferenza nei complessivi 6 755 collegi elettorali la gran parte dei quali- naturalmente- allestita sul territorio nazionale, mentre sono 105 quelli aperti in ben 38 stati. A causa del fuso orario i primi a poter votare, da ieri sera alle 21, sono stati i croati residenti in Australia, dove stanno per chiudere i seggi di Sydney, Canberra e Melbourne. Quasi 15 mila gli osservatori accreditati- 1220 in più rispetto al 29 dicembre scorso- e ingaggiati da SDP e HDZ, le formazioni che sostengono i due candidati, ma anche dall’iniziativa civile Gong e dal Consiglio nazionale dei Rom. La Commissione elettorale centrale fa inoltre sapere che i primi risultati sullo scrutinio delle schede saranno accessibili a mezz’ora dalla chiusura dei seggi ovvero verso le 19:30 mentre verso le 21 si potrà già sapere chi sarà l’ottavo presidente della Croazia indipendente. Si prospetta - e lo confermano gli ultimi sondaggi – una riconferma alla grande per l’uscente Milanović che nemmeno la grande mobilitazione dell’HDZ degli ultimi giorni sarebbe riuscita ad intaccare. Interessanti come mai, i favori trasversali ai due candidati; scelte che registrano comunque una certa compattezza nel centro sinistra ed una divisione dell’elettorato di centro destra. Come si diceva, è questa l’ottava consultazione elettorale per il Capo dello Stato della Croazia indipendente e il sesto ballottaggio per la sua scelta. Solo Franjo Tuđman era riuscito, nel 1992 e nel ’97, a vincere al primo turno. Ora Milanović si appresta a emulare Stipe Mesić eletto presidente al secondo turno nel 2000 e 2005. Ivo Josipović e Kolinda Grabar Kitarović, eletti ai ballottaggi rispettivamente del 2009 e 2014, non erano riusciti a farsi rieleggere. (lpa)