Foto: EPA
Foto: EPA

Nel rapporto del Comitato del Consiglio d'Europa per la lotta contro le torture e i comportamenti o le punizioni umilianti si sostiene che la Polizia croata al confine con la Bosnia ed Erzegovina sarebbe ricorsa a maltrattamenti - quali schiaffi, pedate, manganellate, colpi con il calcio del fucile - in diverse parti del corpo con l'obiettivo di respingere i migranti oltrefrontiera. Stando a determinate testimonianza raccolte dal Comitato, alcuni migranti sarebbero stati costretti a camminare a piedi nudi per i boschi fino al confine, mentre altri sarebbero stati gettati con le mani legate nel fiume Korana che scorre lungo la frontiera croato-bosniaca.
Il Ministero degli Interni di Zagabria ha subito smentito le tesi contenute nel rapporto affermando che è stato redatto sulla base di informazioni non verificate provenienti dalla Bosnia. Il Presidente della Repubblica di Croazia, Zoran Milanović, ha pure rigettato categoricamente le tesi del Consiglio d'Europa. "Con un simile atteggiamento arrogante questa gente mette a repentaglio il progetto europeo", ha sottolineato il capo dello Stato. "Come fa la Croazia a difendere i suoi confini? Accogliendo i migranti clandestini con le balalaiche? Impossibile. La Polizia deve fare un determinato uso della forza. Non esiste il diritto umano di recarsi a Berlino. Chi s'arroga tale diritto dev'essere consapevole che a un certo punto dovrà fare i conti con le resistenze degli Stati che difendono il proprio territorio", ha affermato Zoran Milanović, secondo il quale tutto ciò non ha nulla a che vedere con la tortura: "Mica la Polizia croata marcia con gli stivali a dieci gradi sotto lo zero per torturare qualcuno lungo la frontiera. Non si sembra che sia questo il suo ruolo".

Dario Saftich - La voce del popolo