Cinque miliardi e mezzo di kune spesi da lunedì in qua, 15 da inizio dicembre un 20 per cento in più del 2021 e addirittura il 47 rispetto al 2020. Nonostante l’aumento dei prezzi sulle tavole dei croati non possono mancare baccalà e altro pesce per la vigilia e tacchino, porchetta o agnello - a seconda della regione - per il pranzo di Natale. E anche se i primi hanno registrato un aumento del 40 per cento e i secondi del 30, pescherie e macellerie sono state prese d’assalto in questi giorni. "I prezzi sono saliti, ma si cerca di adeguare la spesa al proprio portafoglio", la frase più frequente nelle interviste e sondaggi riportati da stampa e tv. Una costatazione comprovata dal calcolo delle associazioni sindacali che rilevano come il paniere natalizio per una famiglia di tre membri andrà da un minimo di 680 kune a un massimo di 2600 ovvero da pressappoco 80 a 250 euro, naturalmente senza includere i regali.
I sindacalisti ricordano inoltre che il costo dei generi alimentari nel paese è quasi identico a quello negli altri paesi europei più sviluppati mentre gli stipendi non raggiungono la metà. Nonostante un potere d’acquisto ridotto in questi giorni sono stati presi d’assalto soprattutto i centri commerciali e un po’ di meno i mercati cittadini che, come quello spalatino, registrano un calo del 50 per cento. A giudicare dalle dichiarazioni sentite in questi giorni dal cosiddetto cittadino medio "sarà questo un Natale più modesto ma rispettoso della tradizione e dei modi di celebrarlo". (lpa)
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