300 kune, poco più di 40 euro il valore che i cittadini croati possono avere - in merci e prodotti vari - al rientro dagli stati dei cosiddetti paesi terzi. Misura introdotta qualche settimana fa e che va ad arginare gli acquisti oltrefrontiera specie quelli fatti in Serbia, ma soprattutto in Bosnia Erzegovina dove tutto costa meno e dove con la possibilità di vedersi scalare IVA e altre imposizioni fiscali i risparmi sono a dir poco significativi. A causa del coronavirus, in questo periodo quel tipo di shopping è praticamente inesistente e Zagabria ha scelto bene il timing per l'introduzione dei provvedimenti che arrivano in un momento in cui gli spostamenti sono praticamente vietati e dunque più facili da digerire. La doccia fredda arriverà probabilmente al momento della liberalizzazione della circolazione, specie quella lungo i 900 chilometri di frontiera tra Croazia e Bosnia-Erzegovina dove la popolazione dell'una e dell'altra parte è abituata -ormai da secoli- ad interagire, commerciare e ad avviare quei piccoli traffici che aiutano a far sopravvivere intere famiglie: quelle croate con un basso reddito che acquistano dall'altra parte della frontiera e quelle bosniache che vendono i loro prodotti. In Bosnia si compra di tutto: dai medicinali ai generi alimentari, dall'abbigliamento agli elettrodomestici per non dire del pieno di benzina o della stecca di sigarette che oltre confine costa dai 7 ai dieci euro in meno. E sembra che l'intento delle autorità di Zagabria -anche nel rispetto delle normative europee- sia stato proprio quello di limitare le speculazioni con tabacco e sigarette. I soli commerci personali hanno fatto perdere all'erario di Zagabria - si dice- milioni di euro ed è perciò che ora ogni cittadino può passare il confine con solo 25 sigarette. (lpa)
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