È il Comune di Macerata il capofila del progetto ARCHAEODIGIT, acronimo di “ARCHAEOlogical DIGITal paths for an inclusive and sustainable tourism” che verrà affiancato da partner italiani come l’Università di Macerata, la ditta ETT esperta in digitalizzazione e innovazione tecnologica, l’area archeologica di Altilia-Saepinum in Molise e il Forum delle Camere di Commercio dell’Adriatico e dello Ionio. Da parte croata invece sono coinvolti il Comune di Castelmuschio, la Città di Castelli e l’Università di Pola. Si tratta di un progetto che unisce l’archeologia e il digitale, connettendo città e siti archeologici italiani e croati per creare un modello di gestione e valorizzazione condiviso. Una collaborazione transfrontaliera che garantisce l’immediata applicabilità e replicabilità dei risultati in altri territori. Il progetto, dal valore complessivo di oltre 2 milioni e 400mila euro, valorizzerà il ricco patrimonio archeologico della Croazia e dell’Italia, nella prospettiva di creare itinerari ed eventi dedicati a una platea specifica. In una logica di crescita e condivisione, si legge nella descrizione del progetto, tale approccio favorirà lo scambio tra operatori di settore, nonché l’organizzazione di corsi di formazione per giovani, con la possibilità di accedere a workshop organizzati in Croazia. ARCHAEODIGIT, iniziato ufficialmente il primo febbraio, e per cui si prevede una durata complessiva di due anni, vuole migliorare la competitività del settore turistico nei due Paesi ma anche mitigare l’elevata pressione stagionale che caratterizza le aree turistiche costiere, dirottando in questo modo i flussi turistici verso le limitrofe aree interne, favorendo così itinerari fuori stagione. Il progetto, oltre ad utilizzare tecnologie interattive e immersive, fornirà agli operatori culturali e turistici futuri le competenze necessarie per utilizzare efficacemente questi strumenti.
B.Ž.