Il produttore energetico sloveno Petrol, secondo rivenditore di carburante in Croazia, ha deciso di chiudere le sue stazioni di servizio nel Paese per un'ora per protestare contro il price cap su benzina e diesel imposto dal governo, affermando che cio' ha causato un grave danno. In una nota Petrol si e' scusato con i clienti ed ha ribadito il suo no alle misure di intervento emanate dal governo croato, che mettono in pericolo le stabili e affidabili forniture di carburante. La Croazia ha imposto un tetto al prezzo nel febbraio scorso al fine di alleggerire il brusco aumento del costo della vita per i suoi cittadini dopo l'invasione russa dell'Ucraina, mantenendolo per tutto il 2022. A dicembre il governo di Zagabria ha abbassato il tetto nonostante i prezzi del greggio nel mercato mondiale siano crollati. Petrol possiede circa 200 stazioni di rifornimento in Croazia, il 23 per cento del mercato. Secondo i dati forniti dalla compagnia, Petrol ha perso quasi 109 milioni di euro tra gennaio e settembre scorsi in Slovenia, mentre in Croazia, nello stesso periodo, ha perso 34.6 milioni. Nella nota Petrol ha aggiunto che il governo sloveno finora non ha risarcito la compagnia come promesso e che nel prossimo gennaio intentera' causa contro le autorita', cosa che sara' fatta anche in Croazia se il governo non smettera' di intervenire sui prezzi. Il Ministro dell'Economia croato Filipovič si e' detto molto sorpreso in modo negativo dalla chiusura delle stazioni di rifornimento da parte di Petrol, considerato che hanno fatto cento milioni di euro di utile, e aggiungendo subito dopo avere incontrato i vertici di Petrol che il suo governo si adoperera' per alleggerire i disagi, precisando che in questo momento di crisi ognuno deve portare la sua parte di peso.
Franco de Stefani