Torna dunque ad infiammare la scena politica croata il caso Perković-Mustać, i due agenti del servizio d’ intelligence jugoslavo e successivamente di quello della Croazia, condannati dal Tribunale tedesco per l’uccisione – avvenuta nei pressi di Monaco nel 1983 - di Stjepan Đureković, dissidente politico, uomo d’ affari e scrittore immigrato in Germania. La vicenda aveva provocato grandi polemiche già una decina di anni fa con la richiesta di estradizione di Perković e quindi con l’inizio del processo avviato nel 2014 e conclusosi dopo 21 mesi con la sentenza di condanna dei due agenti riconosciuti mandanti dell’assassinio. Ora, la richiesta di grazia che il loro difensore Anto Nobilo ha inoltrato al capo dello stato Zoran Milanović torna a far discutere e naturalmente a dividere. Forte la spaccatura tra le forze di centro-destra con una parte contraria all’ atto di clemenza. “Il contributo nella costituzione del paese e nella guerra patriottica non può essere un’attenuante per crimini compiuti nel regime jugoslavo” dicono in tanti mentre ad intricare la vicenda c’ è il sostegno alla clemenza sottoscritto da una serie di generali croati, tra i quali figura pure Ante Gotovina. La sinistra va più cauta anche in attesa di qualche reazione da parte del Capo dello stato. Milanović che nel periodo ricopriva la carica di premier aveva tentato – ricordiamo- di frenare l’estradizione dei due imputati con la controversa Lex Perković che limitava l’applicazione del mandato d’ arresto europeo. Normativa alla fine modificata per aprile la strada dell’adesione croata all’ Unione europea.
(lpa)