Organizzato dall'iniziativa civica "Javno je dobro" in collaborazione con altri enti e associazioni del paese tra le quali c’è pure "Istria verde", al sit in zagabrese hanno preso parte soltanto un centinaio di persone. Tra di loro pure alcuni esponenti politici dell'opposizione che una decina di giorni fa, nell'aula parlamentare, hanno espresso forte dissenso al progetto di legge presentato dal governo. E anche a Zagabria i manifestanti sono tornati a chiedere il ritiro della normativa che - a loro dire- andrebbe completamente riscritta. "Vogliamo una legge che tuteli il mare e la costa, che assicuri l'accesso libero per tutti e in tutte le spiagge a garanzia che il demanio pubblico è, anche realmente, pubblico", hanno detto i contestatori che nel disegno governativo vedono invece un chiaro tentativo di legalizzare la privatizzazione indiscriminata delle spiagge. Respinte tutte le spiegazioni del legislatore che evidenzia tra gli obiettivi di fondo proprio la tutela del bene pubblico dalle devastazioni e dall' abusivismo edilizio, le associazioni ecologiste reputano anticostituzionale il passaggio di almeno un terzo del demanio marittimo sotto controllo statale e denunciano il diritto di concessione che può arrivare a 50 anni. Il governo però non sembra avere ripensamenti, ma anzi ribadisce che la normativa attualmente in vigore e accolta quasi venti anni fa va aggiornata. Anche perché -dice- è proprio quella legge, varata da un governo socialdemocratico a permettere la recinzione delle spiagge e a non essere chiara sull'assegnazione delle concessioni.
(lpa)