“L’obiettivo che ci siamo posti come Consiglio è quello non solo di tutelare ma anche di divulgare la nostra particolarità fiumana” a raccontarcelo Irene Mestrovich, presidente del Consiglio per la minoranza italiana di Fiume che ricorda le varie manifestazioni organizzate in passato: mostre, la presentazione di pubblicazioni, la targa ricordo sulla casa natale di Marisa Madieri fiumana di origine.
“Iniziative per conservare la nostra identità che è tipica e quindi anche la serata dedicata al nostro dialetto voleva renderci consapevoli della fase in cui ci troviamo che a mio avviso, per quanto riguarda il fiumano, è una fase involutiva e non solo a causa dell’ aspetto demografico” prosegue la Mestrovich che avvalora questa sua tesi ricordando gli interventi di due ricercatrici quali Kristina Brecich e Gianna Mazzieri Sanković.
“Dai risultati emersi dal loro lavoro, risulta che rischiamo di non essere più un’isola linguistica ma uno scoglio e che con il tempo la nostra identità è destinata a sparire” afferma ancora la nostra interlocutrice che rileva l’urgente necessità di intervenire coinvolgendo famiglie e istituzioni.
“Abbiamo bisogno di una svolta. Per tramandare il nostro idioma vanno sensibilizzati sia i nuclei famigliari sia asili, scuole, Comunita’ e altri enti minoritari del territorio. Non bisogna però contare solo sulle tradizionali forme di diffusione quali concorsi letterari, Festival minicantanti o Istroveneto ma anche sulle opportunità che ci vengono fornite dalle varie piattaforme, dai social e cosi via per cui si riscopre che anche persone al di fuori del nostro ristretto ambiente fiumano si connettono,scambiano opinioni e dimostrano interesse per il nostro dialetto” dice Irene Mestrovich sottolineando che dopo le belle notizie dalla Slovenia con la registrazione dell’ istroveneto nel patrimonio immateriale del paese si spera in un’ evoluzione positiva anche in Croazia.
“L’intento di tramandare il nostro idioma alle future generazioni è stato da sempre presente e questo impegno è una responsabilità che anche noi sentiamo forte, perciò l’interrogativo che ci poniamo è cosa fare di più e con quali forme veicolare questo patrimonio. Sono nate delle nuove idee e iniziative come per esempio quella del dipartimento d’italianistica della Facoltà di filosofia, dove è stato istituito un gruppo che studia appunto il dialetto fiumano, gruppi simili potrebbero essere istituiti in tutta la verticale scolastica” l’auspicio della Mestrovich che ricorda “il fiumano dispone della parlata e della scrittura ma non è supportato da una grammatica da qui la necessità di redigere uno studio di questo tipo anche se oggi la cosa più importante è quella di parlare, di usare il dialetto che come tutti gli idiomi locali cambia nel tempo perché influenzato dall’ambiente sociale“.
Un idioma particolare quello fiumano “contaminato” da molti termini germanici specie nel settore della tecnica e ungheresi in quello della cucina introdotti nel periodo del maggior sviluppo industriale della città e quindi anche, vista la coabitazione, da molte parole croate o del dialetto ciacavo. Per Irene Mestrovich “ una parlata che visualizza ed esprime tutte le fasi storiche attraversate dalla città e anche perciò rappresenta l’ identità fiumana nella sua completezza, un’ identità che va salvaguardata”.
Lionella Pausin Acquavita