Foto: MMC RTV SLO
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La differenza è evidente anche all'occhio meno esperto. In fondo alla navata destra del duomo, l'opera maggiore di Vittore Carpaccio per Capodistria, la maestosa pala della Madonna in trono col Bambino e Santi del 1516, appare completamente ricoperta da una patina giallastra - effetto della vecchia vernice - che ne spegne i colori e appiattisce l'immagine. Sul lato opposto del presbiterio, le opere appena ricollocate dopo le cure ricevute a Lubiana si mostrano in tutta la loro ritrovata, luminosa bellezza rinascimentale. Due rappresentano la più tarda opera documentata del genio creativo del pittore veneziano: sono le antiche portelle d'organo con La strage degli Innocenti e La presentazione di Gesù al tempio, due tele imponenti e di eccezionale qualità, che risalgono al 1523. La terza è una Madonna dipinta da Benedetto Carpaccio, figlio di Vittore, che portò avanti la bottega del padre ed elesse Capodistria come sua nuova patria.

L'intervento di restauro, messo in cantiere subito dopo l'esposizione delle tre opere alla mostra che a Conegliano, nel 2015, ha riscoperto e valorizzato l'ultimo periodo di Carpaccio, è stato svolto nei laboratori dell'Istituto per la tutela dei beni culturali della Slovenia. Operazione lunga e delicata, viste le precarie condizioni in cui si trovavano i tre dipinti, alterati in precedenza da restauri invasivi e danneggiati in alcune parti. Se ne è potuto avere un saggio quando, nell'ambito delle manifestazioni per i 500 anni della pala del duomo, il Museo regionale ha ospitato un laboratorio di "restauro aperto" che per un mese intero ha consentito al pubblico di assistere al recupero delle imponenti scene bibliche raffigurate nelle portelle.

Nel mese di gennaio anche la Madonna di Vittore, che fu commissionata per il duomo dal podestà Sebastiano Contarini, prenderà la via di Lubiana.