Inaugurata ieri a Capodistria, a Palazzo Gravisi, la mostra su "La Biblioteca del conte Francesco Grisoni tra Illuminismo e Risorgimento", un'esposizione a cura della Biblioteca nazionale e universitaria di Lubiana (che ha ospitato la rassegna un anno fa) e della Biblioteca centrale di Capodistria Srečko Vilhar, che custodisce il fondo Grisoni, in assoluto uno dei più importanti in Istria. La mostra, accompagnata da un ampio catalogo e visitabile fino al prossimo 9 giugno, si colloca nell'ambito delle iniziative dedicate alla "Famiglia dei nobili Grisoni", evento centrale del Comune di Capodistria in occasione dell'Anno europeo del patrimonio culturale.
Un uomo nobile e ricco impegnato nell'amministrazione delle sue vaste proprietà, e un filantropo che ha legato il suo nome a molte opere assistenziali; ma anche un uomo colto, un appassionato bibliofilo e uno spirito cosmopolita. E' questo l'aspetto della personalità del conte Francesco Grisoni che emerge in filigrana dalla sua ricca biblioteca privata, di cui la mostra a Palazzo Gravisi propone una selezione di opere significative, in italiano e in francese, lingua universale della cultura fino a tutto l'Ottocento.
Gli studi presso il prestigioso Collegio Tolomei di Siena e poi a Torino, i viaggi in Italia e in Francia conferirono all'ultimo discendente della casata orizzonti e interessi culturali ampi, spiega il curatore della mostra Salvator Žitko, che ne ricorda "la passione per l'arte, per la scienza, per la letteratura sia italiana sia francese di quel periodo, e la conoscenza di tanti autori, tanti protagonisti dall'Accademia dell'Arcadia fino ai Lumi di Francia".
Nelle bacheche, edizioni di Alfieri e di Foscolo, degli illuministi Pietro Verri e Ludovico Antonio Muratori in compagnia del capodistriano Gian Rinaldo Carli, e poi Winckelmann e Canova, tra i libri in francese una Storia di venezia e un atlante sulle esplorazioni nel Pacifico; volumi che all'inaugurazione il pubblico - particolarmente numeroso - osservava con interesse, con curiosità, qualcuno anche con un po' di emozione, come per una scoperta, una memoria ritrovata. Quanto alla partecipazione della Comunità degli italiani Santorio Santorio al progetto, dice il suo presidente, Mario Steffè, "ricalca un lungo percorso di attenzione nei riguardi dei fondi librari antiquari di Capodistria; attenzione che questa volta, oltre al taglio specialistico, è stata posta sulla necessità di rivolgersi ad un più vasto pubblico, nell'intento di promuovere questo importantissimo lascito culturale sul territorio".
Tra le curiosità della mostra il progetto, non realizzato, per la villa di Daila commissionato nel 1798 da Francesco Grisoni all'architetto francese Gabriel Le Terrier de Manétot, un nobile che aveva abbandonato la Francia rivoluzionaria per rifugiarsi nella Repubblica di Venezia.
In merito all'inaugurazione a Palazzo Gravisi, c'è purtroppo da registrare anche una coda polemica: un troppo insistito uso della lingua slovena durante la presentazione della rassegna, che ha convinto qualcuno dei presenti ad abbandonare la sala.