Da esule, che aveva lasciato la sua terra per un'altra, Fulvio Tomizza era sensibile al problema delle migrazioni di genti in seguito a oppressioni politiche e religiose, conflitti, carestie. Che cosa avrebbe detto o pensato oggi lo scrittore istriano, messo di fronte al flusso inarrestabile di disperati in fuga da guerre e povertà che bussano alle porte dell'Europa, tra nuovi muri e crescente xenofobia? Domanda destinata a restare senza risposta.
Se ne discute intanto al Forum Tomizza, che a Palazzo Gravisi esplora il tema guida - l'asilo - in relazione alla più stretta attualità, l'emergenza migranti. Il filo spinato non serve, esordisce il drammaturgo croato Slobodan Šnajder, convocato per l'intervento inaugurale. Piuttosto occorre preoccuparsi delle cause, lavorare perché l'asilo non sia più necessario, e gli intellettuali - afferma- non possono stare a guardare. Iva Kosmos, lubianese, studiosa di fenomeni culturali, affronta l'aspetto della narrazione, cioè del racconto della migrazione nei media o in letteratura, una narrazione spesso 'buonista', che non aiuta la comprensione di un fenomeno complesso e - aggiunge la relatrice - finisce con l'alimentare il linguaggio dell'odio e il discorso razzista delle forze politiche di destra che predicano come soluzione la chiusura ermetica delle frontiere. Destra, per inciso, che in questi giorni ha rivolto critiche feroci al Forum, come ha ricordato il presidente della "Santorio", Mario Steffè. E poi ancora, fra gli altri intervenuti nel corso del convegno, le testimonianze di Miha Blažič N'Toko, rapper e blogger sloveno, attivista per i diritti dei profughi siriani; e del regista triestino Franco Però, direttore del Teatro stabile del Friuli Venezia Giulia, che nei suoi lavori ha toccato spesso il tema dell'asilo, nelle varie declinazioni possibili.
Domani a Umago la terza giornata del Forum, con altre voci e nuove riflessioni.