"Ho pianto tre volte nella mia vita: quando mi fischiarono la prima opera, quando sentii suonare Paganini e quando mi cadde in acqua, durante una gita in barca, un tacchino farcito ai tartufi." Sono parole di Gioachino Rossini (1792-1868), grandissimo compositore e grande buongustaio, al cui nome sono anche legati alcuni celebri piatti.
A Isola, domani, l'occasione di scoprire "Gioachino Gourmet", come titola lo spettacolo che si svolgerà al Teatro cittadino (alle ore 19) su iniziativa della Comunità degli italiani Dante Alighieri. Un appuntamento a cura del quartetto Alpe-Adria consort, che proporrà musica, ricette e aneddoti alla tavola di Rossini.
Rossini e la cucina, una passione non inferiore a quella per la musica. A momenti, anzi, sembra perfino sopravanzarla. Nel 1816, dopo il clamoroso fiasco vissuto alla prima al Teatro Argentina di Roma dall'opera Almaviva, ossia L'inutile precauzione (che diventerà Il barbiere di Siviglia), il maestro pesarese così si consola in una celebre lettera alla futura moglie: " ... ma ciò che mi interessa ben altrimenti che la musica, cara Angela, è la scoperta che ho fatto di una nuova insalata, della quale mi affretto ad inviarvi la ricetta"; scoperta per la quale - aggiungeva - "Il Cardinale Segretario di Stato ... mi ha impartito ... la sua apostolica benedizione". La ricetta è quella dell'Insalata benedetta, uno dei moltissimi piatti associati al nome del compositore scomparso 150 anni fa, nel 1868. Alcuni da lui personalmente elaborati, altri che gli vennero dedicati da grandi cuochi italiani e francesi dell'epoca, tra cui i famosi Tournedos o i Maccheroni alla Rossini. Ovunque trionfa il tartufo, insieme all'inseparabile foie gras e ad altri ingredienti raffinati e preziosi. Sulla sua tavola Rossini voleva i prodotti migliori, e se li faceva mandare da mezza Europa: il prosciutto da Siviglia, i formaggi piccanti o fermentati dall'Inghilterra, la crema di nocciole da Marsiglia. Oltre al panettone da Milano e la pasta da Napoli. Il tutto abbinato a vini selezionatissimi, di cui era pure esperto conoscitore.
La fama di Rossini gourmet si nutre (è il caso di dirlo) di moltissimi aneddoti. Mentre stava componendo lo Stabat Mater (completato nel 1841) scrive: "Sto cercando motivi musicali, ma non mi vengono in mente che pasticci, tartufi e cose simili". E ancora: "Mangiare e amare, cantare e digerire: questi sono in verità i quattro atti di questa opera buffa che si chiama vita e che svanisce come la schiuma d'una bottiglia di champagne. Chi la lascia fuggire senza averne goduto è un pazzo".