"Kiev ha bisogno di un sostegno diplomatico diretto che favorisca il processo di pace e permetta di porre fine all'aggressione", ha scritto il premier sloveno Janez Janša in un post su Twitter. Il 15 marzo scorso i premier di Slovenia, Polonia e Repubblica Ceca si erano recati a Kiev per incontrare il presidente Volodymyr Zelensky. Ancora tesa la situazione sul terreno, dopo che l’Ucraina ha respinto la richiesta russa di consegnare la città martoriata di Mariupol. La vicepremier Iryna Vereshchukha ha replicato all'ultimatum di Mosca sottolineando come la resa non sia un'opzione e chiedendo inoltre che la Russia consenta un immediato passaggio sicuro che permetta alla popolazione di lasciare le aree assediate. Il presidente del Centro di controllo di difesa nazionale russo, Mikhail Mizintsev, aveva in serata invitato le forze ucraine a Mariupol a gettare le armi. "Le autorità locali hanno l'opportunità di fare una scelta e mettersi dalla parte della popolazione, in caso contrario il tribunale militare che li attende è solo il minimo di quel che meritano per i loro terribili crimini che la Russia sta documentando con molta cura", ha aggiunto Mizintsev. Ieri sera Mosca e Kiev avevano raggiunto un accordo per far evacuare i civili da Mariupol in aree controllate dalle forze ucraine. Mosca ha affermato che negli ultimi tre giorni 60 mila cittadini avevano abbandonato la città ed erano stati evacuati nel suo territorio. E mentre le sirene tornano a suonare in diverse regioni dell'Ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky è tornato a ribadire la sua volontà di incontrare il leader del Cremlino, Vladimir Putin. "Dobbiamo usare qualsiasi formato, qualsiasi chance di poter parlare con Putin. Se questi tentativi falliscono, vuol dire che questa è la terza guerra mondiale", ha avvertito. Sul fronte diplomatico, il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavasoglu ha intanto affermato che non è facile arrivare a un'intesa mentre la guerra è in corso e i civili vengono uccisi, ma nonostante tutto lo sforzo diplomatico sta proseguendo. Il Ministro ha inoltre spiegato che le due parti in conflitto "sono vicine a un accordo". Ankara è in contatto con i negoziatori dei due Paesi e, come ha detto il ministro, sta "svolgendo il ruolo di mediatore e facilitatore".
Maja Novak