La notizia incombeva da anni, ma è arrivata con una tempistica che farà discutere a lungo: la procura della Corte Speciale, creata per indagare i presunti crimini dell'UÇK durante il conflitto in Kosovo nel biennio 1998-99, ha annunciato l'incriminazione per crimini di guerra del presidente kosovaro, Hashim Thaçi.
Insieme a Thaçi, la procura ha chiesto di portare sul banco degli imputati anche Kadri Veseli, oggi leader del Partito democratico del Kosovo a lungo guidato dallo stesso Thaçi, e altri sospetti rimasti per il momento senza nome.
Tra le accuse, spiccano quelle di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, persecuzioni e torture. Secondo la procura Thaçi, all'epoca leader dell'UÇK, sarebbe responsabile insieme agli altri sospettati di almeno 100 omicidi, con vittime sia serbe che rom che albanesi.
Thaçi, presidente dal 2016 e protagonista indiscusso dell'indipendenza del Kosovo dalla Serbia, da lui proclamata nel 2008, era nel mirino della corte dalla sua creazione. Il discusso rapporto del 2011 del senatore svizzero Dick Marty, che ha portato alla nascita stessa del tribunale sei anni più tardi, riportava infatti pesanti accuse contro Thaçi.
A far discutere, però, sarà anche la tempistica con cui la sua incriminazione è stata resa pubblica: Thaçi ha ricevuto la notizia mentre era in viaggio per Washington, dove sabato sono in programma negoziati tra Kosovo e Serbia voluti dall'amministrazione Trump.
La procura ha parlato di atto necessario, accusando Thaçi e Veseli di aver montato una vera campagna segreta per ostacolare il lavoro degli inquirenti e sfuggire al corso della giustizia. Lo stesso Thaçi ha poi annunciato di aver rinunciato a presenziare ai negoziati a Washington, delegando invece il premier, Avdullah Hoti.
Francesco Martino