Una serie di documenti diffusi in rete nelle ultime ore rivela che la piattaforma Meta, che raggruppa i principali social del gruppo di Zuckerberg, ha deciso di cambiare strategia sulla condivisione dei post riguardanti la guerra in Ucraina in alcuni Paesi.
Ora i contenuti che incitano anche azioni violente contro l'esercito invasore russo saranno permessi in Armenia, Azerbaigian, Estonia, Georgia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Russia, Slovacchia e Ucraina.
Uno dei portavoce di Meta ha spiegato che "a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina, abbiamo temporaneamente concesso forme di espressione politica che normalmente violerebbero le nostre regole. Ad esempio, post violenti come l'invocare la 'morte agli invasori russi'. Non consentiremo nulla che riguardi la promozione della violenza contro i civili russi".
In alcune e-mail interne, Meta avrebbe consentito l'elogio del battaglione ucraino di destra Azov, che normalmente è proibito. La dirigenza di Meta aggiunge però che queste eccezioni sono consentite “rigorosamente nel solo contesto della difesa dell'Ucraina".
Meta avrebbe deciso di allentare anche la censura sui post che invocano la morte per Vladimir Putin e Alexandr Lukashenko.
Non ha però tardato ad arrivare la risposta dell'ambasciata Russa negli Stati Uniti, che ha chiesto a Washington di limitare immediatamente le attività portate avanti dal gruppo di Zuckerberg, considerate "estremiste" dai rappresentanti del governo russo. "Chiediamo alle autorità di fermare le attività estremiste di Meta e prendere misure per portare i responsabili di fronte alla giustizia" si legge in un tweet pubblicato dal profilo dell'ambasciata.
Davide Fifaco